Carne coltivata equiparata ad un farmaco? I ricercatori rispondono agli errori di Coldiretti

Ancora una volta informazioni sbagliate e chiaramente tendenziose, cercano di portare la ricerca scientifica e l’avanzamento tecnologico a favore degli animali in un vicolo cieco.

Coldiretti carne farmaco

La recente manifestazione organizzata da Coldiretti a Parma, davanti alla sede dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA), ha sollevato un acceso dibattito sulla regolamentazione della carne coltivata. L’associazione ha richiesto che questi prodotti siano sottoposti agli stessi rigorosi test clinici e preclinici previsti per i farmaci, esprimendo preoccupazioni sulla sicurezza alimentare e sulla salute dei consumatori. Preoccupazioni che non sono giustificate da nessun tipo di evidenza.

La risposta dei ricercatori

In risposta, un gruppo di 16 ricercatori ed esperti italiani ha pubblicato una dichiarazione congiunta, sottolineando che equiparare la carne coltivata ai farmaci sarebbe un errore. Secondo questi scienziati, “il quadro regolatorio attuale non presenta delle criticità e la richiesta di studi clinici e preclinici non ha alcuna base scientifica”. Essi evidenziano che farmaci e alimenti seguono processi di approvazione distinti perché rispondono a esigenze radicalmente diverse. Inoltre, affermano che “paradossalmente, la regolamentazione alimentare è improntata a maggiore sicurezza“, poiché un farmaco può essere autorizzato anche in presenza di effetti collaterali noti, mentre EFSA può approvare solo in assenza di rischi per la salute.

La carne coltivata, ottenuta attraverso l’agricoltura cellulare, rappresenta una delle innovazioni più promettenti nel settore alimentare, con potenziali benefici in termini di sostenibilità ambientale e benessere animale. Tuttavia, la sua introduzione sul mercato è accompagnata da dibattiti e resistenze, spesso basate su informazioni incomplete o errate. In passato, Coldiretti ha diffuso informazioni scorrette sulla carne coltivata, alimentando paure infondate tra i consumatori.

È fondamentale che il dibattito pubblico su questi temi sia basato su dati scientifici accurati e trasparenza, evitando la diffusione di informazioni fuorvianti che possono ostacolare l’innovazione e il progresso nel settore alimentare. La comunità scientifica ribadisce la necessità di affidarsi alle competenze degli enti preposti, come l’EFSA, per valutare la sicurezza e l’efficacia dei nuovi prodotti alimentari, garantendo al contempo la tutela della salute pubblica e l’accesso a soluzioni alimentari sostenibili.

Inoltre i ricercatori hanno spiegato la necessità di un reale confronto con le parti politiche: “Desideriamo contribuire al dibattito anche nel nostro Paese, e pertanto chiediamo ai Ministri Lollobrigida e Schillaci la possibilità di partecipare al confronto. L’interesse comune è garantire la possibilità di lavorare affinché le decisioni e le valutazioni istituzionali a tutela della popolazione si basino sempre e solo sulle più solide evidenze scientifiche.

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