Carne di pollo da una piuma: lo studio italiano che cerca nuove alternative sempre più etiche
Nonostante le polemiche e la contrarietà – senza basi – del Governo Italiano, a Trento due professori sono al lavoro su un progetto che potrebbe davvero cambiare le cose
Anche se in Italia la carne coltivata sembra essere percepita come il male assoluto – senza nessuna ragione – alcuni ricercatori se ne stanno occupando in ogni caso, perché di strategie per mitigare l’impatto ambientale della produzione alimentare ne serviranno sempre di più mano a mano che la popolazione mondiale aumenterà e la crisi climatica continuerà la sua corsa.
Ecco perché la notizia che arriva da Trento è interessante. Secondo lo studio promosso e finanziato dalla Fondazione Save The Chickens e condotto dai professori Stefano Biressi e Luciano Conti presso l’Università di Trento – Dipartimento CIBIO – le cellule raccolte dalle piume di pollo potrebbero essere una fonte valida di materiale per la creazione di carne coltivata. Si tratterebbe di un metodo molto poco invasivo sugli animali e anche più pratico.
Cosa dicono i primi risultati
“Questo studio – spiega il report stilato dalla Fondazione Save The Chickens e inviato alla nostra redazione – getta le basi per lo sviluppo di una fonte veloce ed etica di cellule di pollo per l’industria della carne coltivata contribuendo ad affrontare le problematiche ambientali ed etiche associate all’agricoltura animale tradizionale”. Infatti, ad ora, uno degli scogli riguardo la produzione di carne coltivata (erroneamente definita “carne sintetica”) è la modalità di raccolta delle cellule di tipo staminale. A volte le cellule, con i metodi attuali, vengono prelevate dall’animale vivo tramite piccoli prelievi che non intaccano la salute dell’animale, “ma possono essere anche prelevate da embrioni o carcasse” come spiega il report. L’idea alla base di questo studio è individuare cellule adatte alla creazione di una base stabile per la creazione di carne coltivata ma ottenute con sistemi completamente non invasivi rispetto alla vita dell’animale.
Sono stati fatti due tentativi di coltura diversi. Il primo utilizzando cellule prelevate dal calamo di piume cadute a terra naturalmente (il calamo è la parte direttamente collegata alla cute dell’animale), il secondo prelevando le piume in modo molto delicato direttamente dall’animale. In breve, solamente le cellule ottenute con il secondo metodo hanno dato risultati concreti. “In 40 giorni da una singola piuma iniziale si è avuta una resa complessiva di 708,58 miliardi di cellule“. Lo studio condotto da Biressi e Conti, quindi, ha chiarito che è possibile ottenere cellule vive direttamente dalle piume di pollo senza intervenire in altro modo sull’animale.
Ed ora? “Una volta che ci sarà una linea cellulare stabile e ben caratterizzata – spiega il report della Fondazione – sarà possibile valutarne il potenziale di differenziamento in cellule muscolari e adipociti, che sono i principali componenti della carne. Finora, questo studio ha confermato la possibilità di utilizzare le piume come fonte di cellule di pollo per applicazioni nella carne coltivata, senza procurare stress negli animali donatori”.
Si tratta di un ulteriore frammento di conoscenza che va ad aggiungersi agli studi che ormai da anni, si muovono attorno ad un tema interessante e dal potenziale incredibile, quello della creazione di carne di pari valore nutrizionale rispetto alla carne “normale” (anzi, in alcuni casi, migliore) ma senza passare dal confinamento e dall’uccisione di miliardi di animali. Questo sistema, la cui ricerca in Italia è ostacolata dalla presa di posizione dell’attuale governo Meloni, andrebbe ad aggiungersi a tutte le altre possibilità che ci sono attualmente per alleggerire il peso, in termini di emissioni di gas serra, della produzione massiva di carne, compresa la scelta alimentare 100% vegetale.