Animali: cani e padroni potrebbero sincronizzarsi mentalmente
Uno studio di Cambridge sta lavorando ad esplorare le connessioni fra la mente dei cani e quella degli umani quando interagiscono fra loro
Onde cerebrali umane e canine potrebbero entrare in relazione fra loro, sintonizzandosi, quando uomo e cane interagiscono. Un recente studio dell’Università di Cambridge sta esplorando questa ipotesi che è già stata osservata fra gli esseri umani. La ricerca coinvolge attualmente circa 40 cani domestici di varie razze, tra cui Terranova e Terrier Tibetani.
Come si svolge la ricerca?
I cani vengono dotati di un dispositivo EEG con 10 elettrodi fissati sulla testa tramite una pasta innocua e coperti con una fascia elastica morbida per garantire stabilità. I proprietari invece indossano un cappuccio EEG con 32 elettrodi. Gli elettrodi non emettono nessun tipo di elettricità ma sono solo in grado di rilevarla. L’obiettivo è determinare se, durante l’interazione, le onde cerebrali di cani e umani si sincronizzano, suggerendo una comprensione e un’attenzione condivise.
Il dottor Valdas Noreika della Queen Mary University di Londra, ispirato anche da studi simili condotti su madri e neonati, sottolinea che i proprietari modulano il linguaggio verso i cani in modo simile a come fanno i genitori quando parlano ai bambini, indicando una capacità cognitiva di creare legami con esseri che necessitano di cura. “Ci sono molte somiglianze – spiega Noreika – potrebbe essere uno dei motivi per cui ci affezioniamo così tanto ai cani, perché possediamo come umani queste funzioni cognitive e la capacità di affezionarci a qualcuno che è più piccolo o che ha bisogno di aiuto o attenzione”. L’idea è che la sincronizzazione delle onde cerebrali dovrebbe aumentare e diminuire man mano che l’attenzione è rivolta verso e lontano dall’animale, con le registrazioni video che consentono inoltre al team di cercare correlazioni tra i segnali EEG e il comportamento
Le difficoltà di questo studio
La dottoressa Eleanor Raffan, membro del team di Cambridge, ha evidenziato le possibili difficoltà di questo studio, per esempio l’importanza di evitare proiezioni antropomorfiche sui cani cercando di trovare relazioni o interazioni leggendole attraverso i nostri parametri. Insomma, la ricerca è delicata e non è facile provare il punto in questione. Una delle difficoltà maggiori, inoltre, è legata al fatto che anche del cervello umano si sa molto poco (ne parliamo spesso anche sul nostro mensile, Vegolosi MAG, in relazione a uomini e animali, ndr) e ancora meno su quello dei cani ma l’interesse della ricerca sta anche nell’aver posto la domanda, indagando e provando a verificarla.
Questo studio rappresenta un passo significativo nella comprensione della relazione profonda tra cani e proprietari, offrendo potenziali approfondimenti su come queste interazioni possano influenzare positivamente il benessere di entrambi. In più questo tema potrebbe aprire un altro capitolo interessante: quello dello studio della comunicazione fra specie diverse.
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