Antibiotico-resistenza: manca un piano di riduzione dei consumi che sia chiaro e trasparente
CIWF, associazione italiana a tutela degli animali da allevamento, chiede un piano nazionale per la riduzione del consumo di antibiotici negli allevamenti.
Il piano per la riduzione degli antibiotici negli allevamenti intensivi, c’è, ma solo per alcune specie e solo su base volontaria degli allevatori. Non basta. Batteri di E. Coli in 25 dei 40 campioni di carne di pollo venduta al dettaglio in vari supermercati e macellerie di Roma e Milano. Questo batterio è considerato tra le più frequenti cause di infezione urinaria nell’uomo e, spesso, può portare anche a contrarre gravi forme di meningite. Tra l’altro, batteri immuni a diverse cefalosporine, antibiotici di nuova generazione considerati essenziali per tutelare la salute di chi consuma carne. Questo è quanto emerso da una recente inchiesta di Altroconsumo, organizzazione italiana a tutela del consumatore.
Il motivo che spinge gli allevatori a imbottire gli animali di farmaci è semplice, secondo CIWF Italia (organizzazione italiana per la difesa dei diritti degli animali da allevamento): sarebbero le scarse condizioni di benessere in cui gli animali vengono cresciuti a rendere necessaria la somministrazione, nei loro mangimi, di dosi massicce di antibiotici. Portati allo stremo delle forze, infatti, gli animali tendono ad ammalarsi più facilmente e, per evitare una contaminazione di gruppo, gli allevatori sono costretti a impiegare farmaci e antibiotici per curarli e prevenire epidemie. Il rischio per la nostra salute è grande, non tanto perché gli antibiotici utilizzati sugli animali siano pericolosi per l’uomo, ma piuttosto per una serie di fatti concatenati: consumando frequentemente carne trattata con dei farmaci, infatti, il nostro organismo tende ad abituarsi ad essi; aggiungendo poi gli antibiotici che vengono normalmente utilizzati per combattere le infezioni batteriche, il rischio è che il nostro organismo si “abitui” ad essi e che questi diventino inefficaci per curare le infezioni, più o meno gravi. Questa è l’antibiotico-resistenza, molto pericolosa per la salute di tutti noi.
Già negli scorsi mesi CWF Italia aveva lanciato una petizione per chiedere al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che l’utilizzo degli antibiotici negli allevamenti italiani venga costantemente monitorato e che sia realizzato un piano obbligatorio di riduzione del loro consumo. La petizione ha avuto successo, ma per il momento il piano di riduzione riguarda solo l’allevamento di polli e conigli, e comunque si tratta ancora di una scelta volontaria da parte dei proprietari degli allevamenti. In più, i dati relativi a questi piani non sono pubblici e per questo l’intervento ministeriale manca della trasparenza necessaria riguardo a un argomento di tale importanza. “Per affrontare il problema dell’antibiotico-resistenza abbiamo bisogno urgentemente di un piano obbligatorio per monitorare i consumi in maniera omogenea. ” ha dichiarato Annamaria Pisapia, direttrice di CIWF Italia Onlus, che ha aggiunto: “I piani dell’industria per il pollo e il coniglio – per quanto possano rappresentare un inizio – non possono sostituirsi a un piano nazionale, cogente e dettagliato redatto secondo criteri di massima trasparenza, che riduca i consumi di antibiotici negli allevamenti per proteggere la salute dei cittadini e tutelare il benessere degli animali. L’antibiotico-resistenza è un problema grave e urgente a livello globale, l’Italia deve assumersi al più presto le sue responsabilità.”
Report e l’antibiotico resistenza. Quando la carne ci fa ammalare, in tutti i sensi