Animali selvatici in città, un libro li racconta: intervista al biologo Marco Granata

Questo articolo è stato pubblicato su Vegolosi MAG n.26 di settembre 2022. Adesso è possibile godersi anche i singoli articoli del nostro mensile acquistandoli PDF da leggere su qualsiasi dispositivo, quando vuoi e per quante volte vuoi. Approfondisci gli argomenti che ti interessano e sostieni il nostro lavoro. 

Di seguito l’anteprima dell’articolo

di Sara Grassi Sgarban

Parte dall’incontro con una blatta sul pavimento di casa e si snoda attraverso paesaggi urbani e regni animali. Il biologo Marco Granata rende «visibile» ciò che in realtà abbiamo di fronte ogni giorno: la contaminazione del mondo animale con quello delle città, che a torto riteniamo prerogativa umana. Così la tortora dal collare fa il nido sui tetti delle nostre abitazioni; le nutrie, trapiantate dal Sud America per la loro pelliccia, banchettano sulle sponde dei fiumi italiani; e le blatte trovano rifugio all’interno delle nostre case.

“Bestiario invisibile” è un compendio di storie di vita quotidiana, sia umana che animale, accompagnate da numerosi riferimenti letterari ma raccontate attraverso l’occhio curioso e rigoroso di uno scienziato che dalla montagna si è trovato costretto a vivere in una grande città. È proprio in città che Granata riscopre il fascino nella vita animale che ogni giorno diamo per scontata, e l’urgenza di comprendere quanto profondamente anche noi, in fondo, ne facciamo parte.

L’arrivo e la diffusione di alcune specie nelle città, a ben guardare, sono avvenuti per causa umana: ad esempio, l’avvicinamento delle zanzare tigre agli ambienti urbani è avvenuto a causa della deforestazione del Sud-Est asiatico ed è stato facilitato dalla deposizione delle uova su pneumatici destinati all’esportazione negli Stati Uniti. Comprendere come abbiamo contribuito a questi fenomeni può aiutarci a capire come convivere con certi animali, se non addirittura «scacciarli»?

Molti animali selvatici, com’è noto, hanno deciso di trasferirsi in città – vuoi per le infinite risorse alimentari, per gli innumerevoli siti per nidificare o rifugiarsi, o ancora per l’inaspettata diversità degli habitat urbani. Altri invece li abbiamo portati noi, volontariamente o involontariamente, spesso da una parte all’altra del pianeta: ne è un ottimo esempio la zanzara tigre, originaria del Sud Est Asiatico, colpevole di aver deposto le sue uova su pneumatici bagnati, molto simili ai tronchi umidi dove le depone solitamente, destinati però al trasporto negli Stati Uniti e da lì al resto del mondo. Conoscere la storia delle specie che vivono a pochi passi da noi ci insegna sicuramente i metodi migliori per mitigare potenziali conflitti – per esempio, se evitiamo con attenzione l’accumulo di ristagni d’acqua temporanei, come in secchi e sottovasi, le zanzare tigre non sapranno dove deporre le loro uova –, ma ci dimostra soprattutto che non è più pensabile limitarsi a “scacciare” questi animali – e non parlo solo delle zanzare: il modello della convivenza coatta ha fallito; dobbiamo imparare a coesistere più profondamente con le altre specie animali. 

La pandemia di Covid-19 ha contribuito a portare alla luce, anche tra il grande pubblico, il concetto di «zoonosi». Pensa sia un fenomeno con cui dovremo imparare a fare i conti anche in futuro?

Sono felice che la pandemia abbia portato la giusta attenzione al tema delle zoonosi, anche se non si tratta di una grande novità, e non solo in accademia…

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