Le Iene: troppa carne negli ospedali italiani. E l’OMS?

Un servizio della trasmissione televisiva “Le Iene” mette in luce una realtà preoccupante: troppa carne negli ospedali italiani per i malati di tumore

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Dopo più di un anno dalla pubblicazione delle direttive OMS che hanno inserito la carne processata tra gli alimenti sicuramente cancerogeni e la carne rossa tra quelli potenzialmente cancerogeni, è evidente che in Italia manchi ancora la consapevolezza dei rischi a cui un consumo eccessivo di carne può realmente portare: un servizio della trasmissione televisiva “Le Iene, realizzato da Nadia Toffa e andato in onda ieri, in prima serata, ne è la prova più evidente. L’inchiesta, volta a indagare quale sia l’alimentazione offerta negli ospedali italiani ai malati di tumore, ha dato risultati allarmanti: tutti gli ospedali pubblici presi come riferimento per il servizio presentano ai malati di cancro menu che sfiorano anche le 16 porzioni di carne alla settimana.

La parola agli esperti

Il servizio si apre con interviste mirate a esperti e luminari in campo di alimentazione e tumori, volte a chiarire quale sia la dieta più adatta a chi si stia sottoponendo a chemioterapia o a radioterapia. La dottoressa Anna Villarini, biologa nutrizionista dell’Istituto Tumori di Milano, afferma subito che “sempre più studi ci stanno dicendo che l’alimentazione e lo stile di vita aiutano a sostenere la persona durante le cure e forse, chissà, aiutano anche a far sì che le cure funzionino un pochino meglio”. Una premessa importante, che apre la strada a chiare quanto affermato in seguito. Il professor Franco Berrino – già direttore dip. med. preventiva e predittiva Ist. Naz. dei tumori di Milano – aggiunge infatti che “ci sono sempre più dati che dimostrano che ritornando all’alimentazione mediterranea tradizionale – cereali integrali, legumi, verdure, noci, nocciole, mandorle, olio extra vergine di oliva – si riduce il rischio di malattie di cuore e ci sono molti indizi che possa migliorare la prognosi dei tumori“.

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Se ciò non fosse sufficiente, il servizio ricorda anche come il recentemente scomparso professor Umberto Veronesi, celebre oncologo italiano e direttore dell’Istituto Europeo di Oncologia, abbia da sempre promosso l’eliminazione della carne in favore di un’alimentazione vegetariana, affermando che “la carne aumenta il rischio di tumori intestinali”. L’opinione degli intervistati, quindi, è unanime: i malati di tumore devono evitare le carni lavorate (insaccati e salumi) e ridurre drasticamente le carni rosse; la dottoressa Villarini ricorda a questo proposito che “il fondo mondiale per la ricerca sul cancro dà un’indicazione per la carne rossa, dicendo di non superare mai i 500 g a settimana, che è già tanto. Per la popolazione europea si potrebbe pensare anche a non superare i 300 g a settima: massimo una bistecca a settimana“. Quanto a questo, in realtà, sapevamo già come noi italiani sforassimo ampiamente queste indicazioni.

Da evitare? Non solo la carne

Fermo restando che chi sia in salute possa consumare ciò che preferisce, gli esperti continuano dichiarando apertamente che chi soffra di una patologia tumorale non debba eliminare solo carne rossa e lavorata, perché in realtà sono tanti gli alimenti potenzialmente pericolosi per un paziente oncologico: “le cellule tumorali si nutrono di glucosio: non solo lo zucchero, il glucosio è anche parte di quelle farine con le quali si fa la pasta, il pane, un dolce o altro ancora. Allora lì dobbiamo farne un consumo modesto o anche ridurlo fortemente”, afferma la dottoressa Villarini. Poca o niente farina 0 e 00 per chi soffra di tumore, quindi, e naturalmente ciò vale anche per le pietanze che sono realizzate con questo ingrediente. No anche ai succhi di frutta e alle bevande zuccherate “perché contengono troppo zucchero e possono andare a nutrire le cellule che noi stiamo tanto cercando di distruggere sottoponendoci ad alcune terapie”. Sì, invece, a cereali integrali, legumi e grano duro che comportano un minimo innalzamento dell’indice glicemico nel nostro organismo.

La dieta oncologica negli ospedali

E qui l’amara scoperta: su 5 ospedali pubblici italiani dei quali si è analizzato il menu offerto nei reparti, tutti e 5 sono risultati non in linea con le direttive dell’OMS: carne ogni giorno, più volte al giorno, per tutti i pazienti (oncologici compresi), fino ad arrivare a ben 9 o perfino 16 porzioni di carne nella stessa settimana. Oltre alla carne – che l’OMS consiglia di evitare nei pazienti oncologici e che, invece, rientra ampiamente nei menu degli ospedali dello stivale – è importante prestare attenzione anche agli alimenti che alzano il livello del glucosio nel sangue e che, abbiamo visto, sarebbero da evitare nei malati di cancro: il puré di patate (servito quasi ogni sera negli ospedali, ndr) fa alzare molto la glicemia; diamo la purea di patate a i pazienti in ospedale perché siamo ignoranti, facciamo il contrario di quello che dovremmo fare” afferma il prof. Berrino.

La posizione degli ospedali

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È tipico della trasmissione più “cattiva” d’Italia dare la possibilità di replica a chi, di volta il volta, finisce sotto accusa ed è infatti ciò che è avvenuto anche in questo caso: certo, in alcuni casi non possiamo dire che la replica sia stata proprio quella che ci si sarebbe aspettata. Se il primo tra i medici intervistati, primario di oncologia di un ospedale pubblico, dopo un primo momento di puro “negazionismo” ha mostrato una certa apertura verso quanto affermato dalla Toffa e ha accettato di mettersi in discussione per cambiare il menu offerto ai pazienti oncologici, le cose non sono andate sempre così bene. Il secondo medico intervistato, guarda caso proprio il nutrizionista ad aver elaborato il menu contenente le 16 porzioni di carne settimanali, ha avuto una reazione ben diversa, dichiarando che quello fosse un “menu realizzato con cognizione di causa, la demonizzazione della carne che viene fatta non credo che sia da prendersi se non con le molle: cioè, una riduzione dell’apporto della carne può essere consigliabile ma, voglio dire, le proteine nobili sono quelle della carne”. E dopo tante banalità, smentite da qualsiasi studio scientifico che sia un minimo aggiornato, il piatto forte: il terzo medico intervistato – primario di un istituto di tumori che fornisce 9 porzioni di carne settimanali ai malati oncologici – ha congedato in malo modo Nadia Toffa con le seguenti parole: “Questi servizi di bassissima lega fanno veramente ridere, sono gli studi che legge lei che dicono di ridurre la carne”.

Un quadro desolante quello della sanità italiana in fatto di alimentazione e tumori, dunque, che però non è l’unico al mondo. Come afferma il professor Valter Longo, dell’ University Southern California: “La situazione nel mondo è simile all’Italia, l’ospedale americano come quello tedesco o quello italiano hanno ancora questo problema; adesso ci sono dei posti illuminati che fanno diete particolari, ma è difficile trovarli”.

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