Addio alla carne per gli studenti delle università di Berlino
Più pasti vegetariani e vegani per le mense universitarie berlinesi, mentre nelle università italiane la strada al cambiamento è ancora lunga.
Stop ai pasti a base di carne e pesce per gli studenti delle università di Berlino, dove solo il 4% degli alimenti offerti nelle mense resterà di origine animale.
Da ottobre, con l’inizio del primo semestre accademico, le università di Berlino si preparano a servire pasti sempre più vegetariani e vegani basati su un nuovo piano nutrizionale pensato, soprattutto, per ridurre l’impatto ambientale.
Addio quindi ai tipici currywurst (la salsiccia grigliata e tagliata a rondelle) e agli schnitzel (la famosa cotoletta alla viennese) per fare spazio a zuppe di grano saraceno e farro con patate dolci grigliate, barbabietola marinata e semi di sesamo, sformati di pasta al pomodoro e tante altre ricette pensate per sostituire gli alimenti di origine animale, conservando un bilanciato apporto proteico attraverso il rispetto di una dieta sana ed equilibrata.
La “rivoluzione culinaria” voluta dagli studenti
L’iniziativa è stata accolta da quattro atenei berlinesi che comprendono oltre trenta mense e caffetterie dove i piatti previsti nei menù saranno per il 68% vegani, per il 28% vegetariani e per il 2% a base di pesce.
“L’idea di un nuovo concetto nutrizionale nella rete universitaria di Berlino parte dal basso – come ha dichiarato Daniela Kummle dello Studierendenwerk – l’organizzazione studentesca che fornisce aiuto economico, sociale, sanitario e culturale agli studenti delle università berlinesi – abbiamo deciso di sviluppare un nuovo concetto nutrizionale perché è il desiderio espresso dagli studenti che ci hanno richiesto ripetutamente un’offerta alimentare nelle mense più rispettosa del clima”.
Le università di Berlino attive per la salvaguardia del clima
Sono molte le università tedesche che hanno ormai dichiarato di avere tra i propri obiettivi la protezione del clima. Come stimato dall’Institute of Plant and Microbial Biology già nel 2019, in tutto il territorio tedesco, le caffetterie universitarie offrivano fra il 30 e il 50% di opzioni vegetali. Anche secondo un report rilasciato da Nestipick – azienda che si occupa di analizzare dati specifici inerenti a moltissime città del mondo – la capitale tedesca è la seconda città più vegan-friendly del 2021.
Tra gli atenei spiccano, ad esempio, l’Università Humboldt che si è prefissata di abbassare a zero il proprio impatto climatico entro il 2030, e l’Università tecnica di Berlino (TU), che oltre ad aver fissato il traguardo di divenire a impatto zero entro il 2045, ha rinnovato alcuni edifici per renderli più efficienti da un punto di vista energetico. “Negli ultimi quattro anni, abbiamo chiaramente posto in primo piano la questione della protezione del clima” conferma Hans-Ulrich Heiss, il vicepresidente dell’Università Tecnica per l’insegnamento, la digitalizzazione e la sostenibilità.
E le università italiane?
Mentre a Londra l’Università Goldsmiths ha proibito la vendita di tutti i prodotti a base di carne bovina, impegnandosi a ridurre il proprio impatto ambientale entro il 2025, o in Portogallo l’Università di Coimbra prevede di essere ad emissioni zero entro il 2030, e New York, dal 2017, ha detto di no ad hot dog e bacon nelle scuole pubbliche, cosa succede nelle università italiane? Purtroppo, nel nostro paese la strada è ancora lunga.
Una studentessa dell’Università di Pisa ha raccontato la sua esperienza con il cibo vegano della mensa universitaria, ma tutto l’ entusiasmo si è spento quando – dopo appena qualche mese – il menù è tornato come prima, probabilmente a causa del malcontento dalla maggior parte degli studenti. Nelle scuole italiane dell’obbligo la situazione è leggermente migliore: a Bologna, ad esempio, una maestra ha vinto una causa legale perché non le era stato assicurato un pasto 100% vegetale, mentre a Torino, in alcune scuole viene proposto, una volta al mese, un menù completamente vegano.