Le 10 domande di sempre ai vegetariani/vegani
Succede sempre: pranzo di lavoro, riunione a tavola con parenti più o meno lontani, discussione mentre si viaggia, a volte anche in fila alla cassa del supermercato, a meno che non abbiate la macchinetta per la spesa veloce. Ad un certo punto ci si palesa, anche con un certo masochismo, “sì, sono vegetariano/vegano” e da quel momento inizia l’assalto delle domande che spesso tradiscono un po’ di “senso di colpa” latente e, a volte, sana curiosità. Ma quali sono le più “gettonate”?
1) Domanda: Davvero? E che cosa mangi quindi?
E’ una domanda che spiazza, perché non si capisce il perché, ma improvvisamente chi sceglie di mangiare carne, improvvisamente si dimentica di tutto quello che mangia oltre alle cotolette, hamburger, stufati e spezzatini. Improvvisamente, vestiti di pelli e con clava alla mano, il vostro interlocutore mangia solo carne. Spariscono improvvisamente tutte le verdure, i legumi, uova, formaggio, pane, dolci: nel piatto solo carne.
Risposta: “Tutto il resto… c’è parecchia roba, davvero.”
2) Ma quindi nemmeno il pesce, il prosciutto… e il tonno?
Ok, è comprensibile che fra una mucca e una carpa la differenza sia notevole, non parliamo di quella fra una cozza e un maiale. Però, di base, sfugge spesso il concetto di “essere vivente” oppure il collegamento fra coscia di maialino e busta con fette di prosciutto del supermercato. Questo perché, davvero, per chi non si è posto il problema, fare connessioni non è così semplice, così come può essere certamente difficile immaginarsi l’empatia con un mollusco o un tonno. Sta di fatto che pesce e molluschi sono animali e quindi esclusi dalla dieta vegetariana/vegana.
Risposta: “Si, pesci e molluschi sono sempre animali, ehm… sì, il prosciutto è maiale quindi, no, non lo mangio”
3) Beh dài, vegetariano ancora ancora, ma vegano? Ma come si fa’?
Qui abbiamo a che fare non tanto con una domanda quando con una sorta di mediazione politica, “Io ti appoggio sul vegetariano ma sostienimi contro quei pazzi dei vegani”, si cercano supporter, insomma. Subentra la scelta personale di ognuno, ma è sempre interessante notare come la cultura vegana sia un po’ vissuta come “estrema”. Di chi è la “colpa”?
Risposta: “Io mangio spesso anche vegano e… si può fare, eccome direi”. Se siete vegani… beh, avrete gioco facile nel rispondere.
4) Ok, ma le proteine e il ferro?
Questo sarà capitato a tutti: improvvisamente il vostro interlocutore si trasforma in un nutrizionista di chiara fama, uno che ha letto, si è informato parecchio, oppure, in una sorta di mamma/nonna iper-apprensiva che, solo ora, si preoccupa della nostra massa muscolare e del suo sviluppo.
Risposta: “Le mie analisi sono a posto, e comunque le proteine sono anche vegetali, stessa cosa per il ferro, se vuoi puoi leggere un articolo su Vegolosi.it” (Ok, un po’ di auto promozione ci stava)
5) Ok, ma guarda che anche le piante soffrono!
In questo caso avete davanti un osso duro, uno che non mollerà mai il colpo e che farà di tutto per dimostrarvi che il sistema nervoso del tarassaco non ha nulla da invidiare a quello del manzo di Kobe. Insomma, spesso la cosa migliore è lasciar perdere oppure…
Risposta: “Infatti, io sono vegetariano/vegano non tanto per salvaguardare gli animali… il fatto è che detesto profondamente le piante”
6) Ma non è un po’ una moda?
Eh, qui il terreno si fa impervio. In realtà la maggior parte di chi sceglie un’alimentazione vegetariana o vegana, lo fa per solidissimi motivi (etici, legati alla salute, all’ambiente etc.) il problema è che la comunicazione di massa, spesso, trasforma questa alimentazione in un modo per “distinguersi da”, per sembrare un po’ più fichi, insomma. Sta a voi, soprattutto con il vostro comportamento, dimostrare che non è affatto così (per carità, fichi siamo fichi… non c’è che dire).
Risposta: “Direi di no, io sono vegetariano/vegano perché…”
7) Però, dài, l’uomo è carnivoro in natura… i nostri antenati cacciavano
Dopo il medico/nutrizionista ecco comparire lui/lei: l’antropologo/naturalista. Qui è difficile, il dibattito durerebbe ore: potreste mostrargli la nostra dentatura da frugivori, fargli capire che la caccia ERA un’attività umana (e lo è ancora in zone dove l’unica forma di sopravvivenza è quella legata al consumo di carne animale) che l’evoluzione ci ha portati altrove, ma, forse la cosa migliore è un esempio.
Risposta: “Mmm, io vedo delle piccole differenze fra te e il leone o fra te e lo squalo, ma magari mi sbaglio io… fammi vedere un po’ i denti, solo un secondo dai…”
8) “Io ho letto che gli animali non soffrono e comunque se non li mangiassimo, sai che affollamento di mucche/maiali/galline ci sarebbe?”
Anche qui, stringete i denti e pensate intensamente al fatto che ci sono bambini (ma anche adulti) che non hanno mai visto una gallina, un tacchino o una mucca dal vivo. Anche qui la nostra cultura è quella di immagini con fattorie verdeggianti, con recinti spaziosi, erba fresca, montagne sullo sfondo, e un contadino con cappello di paglia in dotazione che raccoglie le uova in un cestino. La verità è che l’allevamento intensivo non lo conosci se non vuoi sapere che c’è. Quindi, qui sta a voi mostrargli foto, video e fargli leggere libri…
Risposta: “Non funziona così: fidati. Se vuoi informarti ti spiego dove e come, però.”
9) “Ok, però il latte… le mucche lo fanno comunque”
E anche qui, grande fatica. Non è facile ma nemmeno impossibile spiegare che le mucche, così come le donne umane, producono latte solo dopo la gravidanza. Insomma l’obiettivo é scardinare l’immagine della mucca-distributore.
Risposta: “No, le mucche non lo fanno a comando… sono esattamente come noi, mammiferi”
10) “Davvero? Anche io! Però mangio il pesce”
E qui, lo sappiamo, vi ritroverete a sorridere. Sono molte le persone che abbandonano la carne ma consumano pesce. L’unica cosa, in questo caso, è fargli capire che non potrebbero definirsi vegetariani/vegani… insomma è un po’ come dire che si è pasticceri perché si prepara una torta di mele la domenica.
Risposta: “Ehm no, i vegetariani non mangiano il pesce, comunque, è interessante, come mai hai fatto questa scelta?”
Una cosa su tutte, però, va sempre ricordata: non si fanno “guerre” con chi non mangia quello che mangiamo noi. Confrontarsi, dialogare (nei limiti della pazienza da entrambe le parti) e spiegare i propri punti di vista è una delle forme di biodiversità da preservare mentre, con le proprie azioni, si porta avanti quello in cui si crede.