Dino Buzzati: il cacciatore diventato vegetariano
Gli animali sono tra i principali protagonisti di molte delle sue opere e dopo una favola a loro dedicata, arrivò anche una nuova alimentazione
Nel mondo dello scrittore Dino Buzzati gli animali hanno occupato un ruolo fondamentale. Protagonisti di molti dei suo racconti, sono stati rappresentati con caratteri e virtù antropomorfe, in grado di comunicare con l’uomo, restando, peraltro, creature simboliche e reali, “inferiori” ma privilegiate.
Non tutti però sanno che negli ultimi anni della sua vita, Buzzati aveva intrapreso un percorso alimentare vegetariano, dopo un passato giovanile che lo aveva visto spesso imbracciare il fucile per andare a caccia, come racconta lui stesso in molte delle sue lettere. Una scelta che sarebbe maturata dopo l’esperienza della violenza e della morte provata durante la Seconda Guerra Mondiale, ma anche grazie al rapporto ideale con gli animali che affollavano i suoi racconti. Una linea di confine l’ha segnata, per esempio, “La famosa invasione degli orsi in Sicilia”, romanzo scritto per le nipoti e pubblicato inizialmente a puntate su “Il Corriere dei Piccoli” nel 1945 nel quale Buzzati mette per la prima volta a confronto la vita degli uomini, segnata da corruzione e violenze, con quella più naturale e pacifica propria degli animali.
A testimoniare una riscoperta vicinanza alla natura e ai suoi abitanti sono anche alcuni episodi divenuti noti della vita dello scrittore, che amava in modo particolare i cani (arrivò ad averne anche otto contemporaneamente). Buzzati abitava in viale Veneto a Milano, non molto distante dallo zoo in cui spesso faceva visita agli animali in gabbia. Questa vicinanza lo portò a scrivere, qualche anno prima di morire, una lettera-petizione al “Corriere della Sera” nella quale chiedeva aiuto al sindaco per migliorare l’esistenza di una povera foca che viveva all’interno dello zoo: “È la voce di una foca che chiama perché non riesce a dormire quando scende la notte”, scriveva Buzzati per spiegare ciò che sentiva dalla sua finestra. Denunciò con poche frasi, ma cariche di riflessione, la situazione del povero animale rinchiuso dietro le sbarre. “L’ha mai sentita quella voce Sindaco? È stato mai risvegliato da quel lamento? Ha mai avuto pietà di quella foca? Che ne dice? Si può fare qualcosa? Nutrirla meglio, alloggiarla meglio?”, scriveva ancora Buzzati, che si rivolse a un’autorità con l’intento di smuovere quella morale che poco tempo prima era riemersa anche in lui.
Dal punto di vista letterario, aiuta a ripercorrere la relazione dello scrittore con il mondo animale, anche attraverso il riferimento a vicende personali cariche di morale e umanità, il “Bestiario”, raccolta di scritti che hanno come protagonisti animali reali e fantastici, assemblata per la prima volta dopo la sua scomparsa. Recentemente è stata pubblicata una nuova edizione in due volumi del “Bestiario”, completamente rivista e ampliata, che raccoglie le storie più belle della letteratura buzzatiana, curate da Lorenzo Viganò per gli Oscar Mondadori. Un’ulteriore testimonianza sulla vita e le opere di uno scrittore in grado di scrivere di anima e dignità per ogni essere vivente, lui che per primo era stato cacciatore, ma capace di cambiare strada nel rispetto della vita.
Francesca Paolillo