Xuan e Mo, due orsi della luna liberi dopo 17 anni di buio e torture
Gli animali sono stati portati in salvo in un santuario, ma la loro storia è solo la punta dell’iceberg di una pratica vergognosa che ancora non cessa di esistere.
Ora vivranno per il resto della loro vita in un santuario, ma Xuan e Mo, due orsi della luna, hanno passato quasi 20 anni in un seminterrato senza finestre di un negozio di abbigliamento a Son La, provincia del Vietnam nord-occidentale. L’operazione di salvataggio è avvenuta il 23 marzo scorso grazie al team investigativo del gruppo internazionale per la protezione animali Four Paws International.
La storia di Xuan e Mo
I due orsi erano detenuti in gabbie molto piccole, come accade sempre per questo tipo di animali dai quali si ricava, mentre sono in vita, bile che viene utilizzata come ingrediente molto ricercato per la medicina tradizionale asiatica e per altri prodotti. I due orsi, come raccontano i volontari in alcuni post social, erano tranquilli ma esausti e sono stati sottoposti a sedazione leggera per poter essere trasportati in sicurezza fuori dal seminterrato.
Immediate le prime visite veterinarie che hanno mostrato numerosi problemi di salute per i due animali: i loro denti sono completamente distrutti (spesso vengono estratti direttamente da chi li detiene per evitare che gli animali si provochino ferite gravi con atti di autolesionismo dovuto allo stress), ed entrambi presentano gravi malattie al fegato e alla cistifellea, dovute senza dubbio ai processi di estrazione della bile.
I volontari hanno spiegato: “Xuan e Mo hanno passato l’inferno: essere intrappolati nell’oscurità eterna, sopportare la straziante procedura di estrazione della bile e non vedere mai la luce del giorno. Ora possono ricominciare tutto da capo e vivere la vita adatta alla loro specie che meritano. Speriamo che i due orsi riescano a superare il loro doloroso passato e si adattino presto al loro nuovo ambiente. Non vediamo l’ora di vederli godersi i prossimi anni nel nostro santuario“.
La questione aperta degli “allevamenti” di orsi per la bile
Nonostante siano anni che decine di associazioni animaliste si battano per la messa al bando definitiva di questa pratica barbarica ai danni degli orsi tibetani, detti anche “orsi della luna” grazie alla presenza sul loro manto di una mezzaluna di pelliccia più chiara sul petto, questo orrore continua. “La produzione di bile d’orso e il commercio dei prodotti tratti dall’orso sono proibiti dalla legge in Vietnam, – spiega Four Paws – ma l’allevamento e l’estrazione illegale della bile da questi animali esistono ancora. Nonostante la domanda di bile d’orso sia diminuita, sono ancora 372 gli orsi che in Vietnam soffrono ancora in queste condizioni crudeli nelle fattorie o in allevamenti privati”. In più, come sottolinea Animal Asia, “Sono disponibili oltre 50 alternative erboristiche e sintetiche, altrettanto efficaci e a basso costo rispetto alla bile d’orso”.
La storia di questo circo degli orrori è davvero lunga. All’inizio la bile, infatti, veniva estratta dagli orsi solo dopo averli uccisi ma negli anni Settanta questa specie venne dichiarata protetta, proibendone così la caccia. Questo non ha fermato il traffico di animali che, una volta catturati, vengono sfruttati per tutta la loro vita (dai 20 ai 30 anni in natura) per l’estrazione della bile: un metodo più “funzionale” e ottimizzato rispetto a quello precedente.
Secondo l’associazione più attiva sul tema, Animal Asia, sono circa 10.000 gli orsi attualmente imprigionati su tutto il territorio asiatico. Gli orsi, catturati da piccoli e mai rilasciati, vengono sottoposti anche quotidianamente all’estrazione della bile tramite cateteri in acciaio che, secondo il metodo più comune, rimangono impiantati nel loro addome, procurando loro infezioni dolorose e malattie. Inoltre questi animali vengono alimentati in modo completamente squilibrato per stimolare ulteriormente le produzione di bile.
Ancora oggi, purtroppo, non esiste una presa di posizione ufficiale governativa ampia e quindi queste “fattorie” degli orrori continuano la loro opera in alcune zone dell’Asia, disturbate solamente dagli interventi e dalle missioni di liberazione delle associazioni animaliste.