“No allo zoo”, Torino scende in piazza, ma il progetto non si può fermare
Le associazioni puntano il dito contro il Comune di Torino che risponde ai nostri microfoni: nel frattempo la protesta scende in piazza
Il “no” ad un nuovo parco zoologico a Torino è netto, il 27 maggio le associazioni animaliste scenderanno in piazza per continuare la propria protesta contro il progetto, non ancora definitivo e chiaro, di ripopolare lo storico parco Michelotti con una sorta di grande zoo tematico con animali “da fattoria” ma anche esotici.
La ricostruzione della vicenda
Lo zoo di Torino venne chiuso 30 anni fa dopo essere stato inaugurato il 20 ottobre 1955: la chiusura avvenne dopo le migliaia di proteste dei cittadini che assistevano ogni giorno allo spettacolo degradante di animali in gabbia, stressati e depressi, proprio nel cuore della città e in mezzo al traffico cittadino. Nel 2014 venne reso pubblico il bando per la gestione trentennale dell’area (al momento abbandonata) che non poteva essere gestita dal Comune poiché i costi erano troppo onerosi. Al bando partecipò solamente la società Zoom conosciuta a Torino perché gestisce già il bio parco di Pinerolo. Nel 2015 l’amministrazione comunale, guidata da Piero Fassino, firmò con la società una concessione provvisoria mentre quella definitiva venne firmata il 29 Giugno del 2016 “Ossia pochi giorni prima che la nostra giunta – spiega l’attuale Assessore all’Ambiente Stefania Giannuzzi– si insediasse”.
La posizione del Comune di Torino
Lo scorso 9 gennaio 2017 l’Assessore Giannuzzi, ai microfoni del nostro giornale, aveva confermato tutto spiegando però chiaramente che “dal punto di vista politico siamo in difficoltà, perché non possiamo fermare questa procedura anche se avevamo spiegato in campagna elettorale che avremmo fatto di tutto per fermarlo, ma allora l’iter amministrativo non si era ancora concluso e potevamo intervenire – racconta– il problema è che per fermare questo progetto ci devono essere cause di forza maggiore, come un alluvione che impedisca l’uso dell’area, oppure, citando il regolamento: “sopravvenuti motivi di pubblico interesse, mutamento della situazione di fatto non prevedibile al momento dell’adozione del provvedimento o, salvo per i provvedimenti di autorizzazione o di attribuzione di vantaggi economici, di nuova valutazione dell’interesse pubblico originario”, in caso contrario il Comune verrebbe citato per danni erariali che ad oggi non sono quantificabili; in poche parole il Comune di Torino potrebbero dover pagare i danni anche del mancato guadagno di Zoom per i prossimi trent’anni“.
La posizione delle associazioni
Le cose non sono cambiate, racconta la Giannuzzi a Vegolosi.it oggi 25 maggio 2017 “La situazione è rimasta la stessa, quello che abbiamo fatto è stato chiedere il parere legale ai nostri avvocati e sappiamo che le casse del Comune, nel caso in cui ci tirassimo indietro con Zoom, potrebbero pagare un prezzo non quantificabile”. Ma le associazioni, in una nota stampa diffusa nella giornata odierna sostengono che il loro parere legale è diverso: “Osserviamo con rammarico come la nuova amministrazione comunale si sia schierata a favore del nuovo zoo, sotto la minaccia di fantomatiche multe plurimilionarie, che appaiono del tutto inverosimili da un punto di vista legale.” A lottare contro il progetto del nuovo parco zoologico si sono uniti Enpa, Lac, Lav, Leal, Legambiente, Lida Oipa, Pro Natura Torino e Sos Gaia.
Certamente l’attenzione mediatica sollevata potrebbe avere ottimi risultati: Zoom dovrebbe aprire una realtà che partirebbe con una pubblicità certamente non molto positiva. Dato che il progetto non è ancora stato chiarito del tutto potrebbe ancora succedere che l’idea di un parco con animali diventi solo un ricordo e che la società reinventi qualcosa di nuovo, moderno e certamente migliore per gli animali.