Cinghiali uccisi a Roma: ecco cosa è successo e perché erano lì
Il caso ha generato polemiche molto accese ma il problema non è certo degli animali, come sempre.
Lo scorso venerdì 16 ottobre, un piccolo gruppo di cinghiali (una femmina con i suoi 6 cuccioli) sono stati sedati e poi uccisi con una iniezione letale a Roma, all’interno di un’area verde del parco Mario Moderni nel quartiere Aurelio. La decisione dell’abbattimento è giunta dopo tre giorni durante i quali gli animali erano stati circoscritti all’interno dell’area verde.
Perché i cinghiali sono stati abbattuti
Secondo il Protocollo firmato nel settembre 2019 fra Regione Lazio, Città Metropolitana di Roma Capitale e Roma Capitale per la gestione del cinghiale, gli abbattimenti sono previsti ai fini del contenimento e della gestione della sovrappopolazione di questi animali in tutto il territorio. L’abbattimento degli animali, che ha scatenato fortissime polemiche, quindi, è stato effettuato nei termini di legge. Eppure è chiaro che una soluzione alternativa poteva essere trovata dato che gli animali non avevano manifestato nessuna forma di aggressività. La sindaca Virginia Raggi ha chiesto una commissione d’inchiesta sull’accaduto, proprio per stabilire le responsabilità di questo gesto “sbrigativo” come lo ha definito l’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa).
La polemica e le responsabilità
Anche l’ex ministra Vittoria Brambilla è intervenuta nella faccenda spiegando in un’intervista a Corriere della Sera di aver dato più volte la propria disponibilità con la sua associazione Leida (Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente), ad occuparsi dei 7 animali, trasferendoli da sedati in un’area adibita. Il presidente della Regione Nicola Zingaretti, sostiene la Brambilla, si era detto d’accordo e così anche Daniele Diaco, presidente della commissione capitolina Ambiente e l’assessore all’Ambiente, Enrica Onorati. Poi la vicenda ha preso una svolta inaspettata con la decisione di abbattere gli animali che sembra essere stata coordinata, secondo Michela Brambilla, da Marcello Visca responsabile della Direzione Promozione Tutela Ambientale e Benessere degli Animali. “Avendo capito – spiega Brambilla – che Diaco non volava fermare il dirigente, al contrario di quello che aveva assicurato a me e ad Onorato, chiedo ad un delegato di Leida presente sul posto di avvicinarsi a Marcello Visca. ‘È stata trovata una soluzione, la determina è cambiata, l’onorevole Brambilla vuole parlarle’, gli dice. A quel punto il funzionario comunale pronuncia il primo insulto nei miei confronti. Poi il mio delegato gli passa il telefono, lui si rifiuta di parlarmi”. Gli animali vengono sedati e poi uccisi tramite un’iniezione letale. Ci corpi verranno caricati nei camion dell’AMA, l’azienda deputata alla raccolta e gestione anche dei rifiuti speciali.
Secondo LAV si è trattato di una vera “esecuzione” che “non dovrà più ripetersi” e che è determinata solo dall’incuria degli uomini nella gestione degli spazi e dei rifiuti.” È ora di stracciare il Protocollo che prevede queste uccisioni.- siglato tra la Sindaca Virginia Raggi e il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti – sostiene sempre l’associazione – Serve un nuovo patto di convivenza con gli animali selvatici, che preveda l’uso di metodi non cruenti. Uccidere non è mai una soluzione”.
Perché ci sono tanti cinghiali a Roma?
Come viene spiegato anche dalla stessa amministrazione romana nel testo del protocollo per la gestione dei cinghiali, questi animali non sono aumentati di numero per un motivo ignoto bensì perché la popolazione di questa specie è stata integrata da nuovi esemplari importati dall’Est Europa per “facilitare l’attività venatoria“. Questi animali, incrociandosi con le specie autoctone delle campagne romane hanno dato vita ad animali fertili ma che si riproducono più spesso. Più animali, stesso territorio, meno cibo: ecco che, quindi, è facile capire come mai questi animali giungano fino alle città in cerca di cibo che non trovano più a sufficienza nelle loro zone di adozione e, non avendo predatori naturali e trovando spesso situazioni di incuria (rifiuti abbandonati a terra, recinzioni dei parchi e delle aree verdi divelte), rischiano la propria vita, mettendo in pericolo anche il traffico e gli altri animali come cani e gatti. Inoltre va ricordato che, trattandosi di animali selvatici, anche il rischio di zoonosi è potenzialmente molto alto.