Cina: per la prima volta cani e gatti non sono nella lista degli animali commestibili
La proposta arriva direttamente dall’interno del governo cinese: questa è la prima volta in assoluto.
Non si tratta ancora di un divieto ma di un importante spiraglio politico, il primo del genere in Cina. Una nota emessa dal ministero dell’Agricoltura e degli Affari rurali cinese ha escluso per la prima volta cani e gatti dalla lista degli animali per il consumo umano. Non si tratta di una legge, bensì di una proposta che al momento è in una fase di consultazione aperta e che potrebbe subire integrazioni e modifiche, ma rappresenta senza dubbio un moto inedito da parte del governo asiatico.
La consultazione rimarrà aperta fino all’8 maggio per eventuali integrazioni o modifiche, solo dopo di allora sarà confermata l’esclusione di cani e gatti dalla lista degli animali considerati edibili. Fra gli animali che ancora risultano ad uso alimentare, medico o per pellicce in questa lista ci sono: renne, alpaca, struzzi, visoni, volpi argentate e cani procione oltre ad altre specie di uccelli selvatici come i fagiani.
“E’ uno spiraglio molto interessante – spiega alla redazione di Vegolosi.it Martina Pluda direttrice della nuova sezione di Humane Society International in Italia – questi animali sono segnalati come da compagnia e questo potrebbe rappresentare anche un precedente importante non solo per le associazioni animaliste che lavorano da anni al tentativo di renderne illegale l’allevamento, la vendita e il consumo ma anche per i governi internazionali sopratutto di quei paesi oltre alla Cina dove si consuma la carne di cane e di gatto”. Questo significa che al momento, anche se nella città cinese di Shenzhen, alle porte di Hong Kong, dai primi di aprile 2020 è stato vietato il consumo della carne di cani e gatti, questo divieto non è esteso a tutta la Cina e quindi consumo e vendita nel resto del paese è ancora in atto.
“I numeri sono impressionanti – spiega sempre Pluda – perché anche se è vero che il consumo di questo tipo di carne non è così diffuso, le dimensioni del paese e la quantità di persone che lo abitano rendono il fenomeno molto grave. Parliamo, secondo le stime della nostra organizzazione, di un numero che va dai 10 ai 20 milioni di cani uccisi ogni anno per consumo umano. Si tratta di una tradizione radicata soprattutto in alcune fasce della popolazione e di un tipo di alimentazione spesso legato all’occasione speciale”. Rimane il fatto che il consumo di questi tipo di animali polarizza ancora molto la popolazione: “Circa il 51% della popolazione cinese vorrebbe che il mercato di questa carne venisse bandito del tutto, il 64% vorrebbe la chiusura del festival di Yulin, e circa il 70% non ha mai consumato carne di questi animali“.
“Si tratta di passi interessanti ma il vero punto è fermare il commercio delle specie selvatiche che abbiamo imparato, purtroppo, a conoscere – continua Martina Pluda – I governi di tutto il mondo hanno ricevuto da parte di Humane Society Internationalun appello urgente e un white paper scientifico per chiedere un’azione immediata volta a vietare il commercio, il trasporto e il consumo di animali selvatici – in particolare i mammiferi e gli uccelli, principali portatori di coronavirus – al fine di affrontare la minaccia che rappresentano per la salute pubblica, il benessere degli animali e la conservazione delle specie. Se i governi, incluso quello italiano, non agiranno prontamente, la domanda da porsi non è se comparirà un’altra pandemia, ma quando“.