Green Hill, assolti gli attivisti che liberarono i beagle: “Il fatto non sussiste”
Non ci furono né danneggiamento, né furto, né danneggiamento: “Il fatto non sussiste”
La Corte d’Appello di Brescia ha assolto tutti i 12 attivisti che il 28 aprile 2012 liberarono alcuni beagle dell’allevamento Green Hill. Gli imputati erano accusati, a vario titolo, di danneggiamento, rapina e resistenza a pubblico ufficiale. La sentenza arriva come un sospiro di sollievo dopo ben 8 anni di processi che sono stati seguiti anche dall’associazione LAV che ha sostenuto una parte delle spese processuali degli imputati.
“Se oggi Green Hill è chiuso per sempre, è anche grazie alla determinazione di questi 12 ragazzi: salvare gli animali non è reato” ha dichiarato a seguito della sentenza il presidente della LAV, Gianluca Felicetti. Va ricordato che fu proprio da quell’azione che la vicenda Green Hill ebbe la svolta culminata con la condanna dei vertici e il veterinario di Green Hill (l’allevamento di cani a Montichiari di beagle destinati alla sperimentazione sequestrato nel 2012), ritenuti colpevoli dei maltrattamenti e delle uccisioni non legali verificatesi nella struttura in tutti e tre i gradi di giudizio e nella chiusura definitiva della struttura.
Si tratta di una sentenza importante che certamente segna un punto chiaro: gli animali non sono oggetti bensì esseri senzienti che meritano un atto di liberazione dalla violenza. Anche Fabio Serozzi, uno degli attivisti coinvolti nel processo ha scritto un post sul suo profilo Facebook per festeggiare la sentenza: “Assolti perché “il fatto non costituisce reato”, era quello che ci eravamo prefissati fin dall’inizio, dimostrare che in quell’azione non c’era nessun reato ma un diritto sacrosanto alla vita e alla libertà.Una sentenza storica che crea un precedente importantissimo”.