L’olio di palma è professore: ci insegna che il sistema siamo noi
Si chiama anche invertire la narrazione: ne parlava Borges, ce lo hanno insegnato gli attivisti, i ricercatori. Se esci dal “sistema” (che sei tu) le cose cambiano
Le etichette più grandi ed evidenti sui prodotti confezionati dei supermercati sono dedicate a lui: il professor olio di palma. E’ uno di quei maestri che ti fanno sempre sbuffare prima che entrino in aula: “Ma oggi c’è lui? Mamma mia, speriamo arrivi presto la pausa: non lo reggo”. Ma sono spesso quei professori lì ad averci insegnato le grosse lezioni, quelle che non arrivano dai libri.
“L’olio non lo voglio più”
La vicenda socio economica legata a questo prodotto di origine tropicale di cui abbiamo avuto contezza solo pochissimi anni fa grazie ad una legge che imponeva alle aziende di segnalare che cosa fosse quel “Olio vegetale” nelle etichette, è straordinariamente indicativa e dovrebbe diventare una sorta di storia mitologica che ci spiega con i fatti un assunto semplicissimo: il sistema sei tu e se non cambi, nulla cambia. Aspettare che la politica si muova prima di noi è una pia illusione e lo ha ricordato anche Safran Foer nel suo ultimo libro.
Sono quelle narrazioni che appaiono banalizzate dalla ripetizione: lo abbiamo sentito dire talmente spesso che dobbiamo “essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo”, che quasi ci sembra un rumore bianco, e quindi continuiamo di certo a credere alla veridicità di questo consiglio, ma applicarlo è ben diverso. Eppure, a partire dal 2014, all’interno del prosaico supermercato e prima online, è successa una cosa: le persone (per motivi più o meno consapevoli) hanno capito che l’olio di palma è un grasso saturo, che non fa male di per sé bensì che ne mangiavamo un sacco attraverso il cibo di tutti i giorni (dai frollini per la colazione, al pane, passando per i cracker, arrivando alle bevande) e che ci stava facendo parecchio male; poi le nostre bacheche di Facebook sono state invase dalle immagini degli oranghi che scappavano con il corpo martoriato dalle fiamme dalle loro foreste che bruciavano per far posto alle coltivazioni di queste palme il cui olio ci serve per mille e uno prodotti. Ecco allora che abbiamo iniziato a scegliere di non comprare più prodotti con questo olio: leggevamo le etichette e sceglievamo altro.
Qual è stato il risultato? Le importazioni di olio di palma nel nostro paese sono diminuite passando da 1,66 milioni di tonnellate nel 2014 a 1,29 nel 2018 e le aziende fanno ancora a gara per scrivere che loro l’olio di palma non lo usano. Hanno iniziato le aziende più piccole e poi quelle grande che nonostante gridassero allo scandalo, hanno dovuto scegliere: “Cambio metodo o perdo i clienti?”.
La lezione del professore
Ecco, quindi, che cosa ci ha insegnato questo professore rosso in viso e dal caratteraccio pessimo: quando parliamo di sistema alimentare, di crisi climatica, di rivoluzione per salvare il pianeta, stiamo parlando di noi stessi e delle azioni che compiamo ogni giorno, anche quelle più piccole. Ed è vero, anche questa sembra una retorica vecchia di mille anni, ma la retorica è l’arte di sapere convincere con le parole e non è vuota se capiamo che ci dobbiamo convincere ad agire. Il tema dell’azione è al centro dei discorsi dell’attivista Greta Thunberg, del movimento pro-politico delle Sardine: non si tratta più di criticare e vedere dove hanno sbagliato gli altri, bensì di girare lo specchio verso di noi e cambiare la narrazione.
Borges nelle sue favole di avventure fantastiche e inquietanti ci spiegava che basta questo, basta cambiare le regole per muovere molti mondi, e noi oggi grazie al “professore”, sappiamo che le nostre decisioni sono fondamentali. Lo sono a tavola quando decidiamo di non comprare più carne e derivati, perché è anche da lì che arriva la deforestazione, il metano, la Co2, quando decidiamo di limitare il nostro consumo di plastica e di mezzi inquinanti. Noi scegliamo e sarà il sistema economico a doverci seguire. Una narrazione cambia e muta quando sono in tanti, sempre di più a invertirla, cambiarla, renderla diversa ma ogni cambiamento parte da uno solo: nessuna storia è scritta per sempre, le rivoluzioni partono dall’inversione del “si è sempre fatto così”, e nel nostro secolo non dobbiamo (almeno non tutti, per fortuna) scendere in piazza rischiando la vita: basta informarsi e comprare in modo diverso ogni giorno.