Monson, regista di Earthlings: “Ecco come è nato il film che ha cambiato la mia vita”
Il documentario capolavoro sull’antispecismo è nato per caso, il regista vide cani e gatti randagi, uccisi e stipati in un freezer: “Da lì feci il collegamento”
Mettere insieme i pezzi. Fare il collegamento tra cose apparentemente separate eppure strettamente connesse. Proprio come è successo a lui, quasi per caso. E’ breve, ma intensa l’intervista nella quale il regista Shaun Monson racconta come sia nata l’idea di Earthlings, il documentario del 2005 considerato una pietra miliare dell’antispecismo che, raccontando lo sfruttamento degli animali da parte dell’uomo, ha contribuito ad avvicinare al veganismo migliaia di persone in tutto il mondo.
“Non potevo non farlo”
“L’ispirazione è stata così forte che non potevo non farlo”, spiega Monson in una video intervista per Million Dollar Vegan. La voce è rotta quando ricorda di quando, mentre girava un documentario sulla sterilizzazione degli animali domestici per la pubblica amministrazione, si ritrovò nelle celle frigorifere dove venivano ammassati i corpi dei cani e dei gatti randagi investiti o soppressi dagli accalappiacani: “E’ successo qualcosa quando ho visto la stanza sul retro dove portano gli animali che venivano soppressi. Li ammassavano in un grande cella freezer, immaginatevi una sorta di cabina armadio. E’ stata un’esperienza terribile vedere cani e gatti in quel freezer. E mi ha fatto pensare alla carne”. Eccolo, per Shaun Monson, il “collegamento” che ha cambiato la sua vita e ha portato all’ideazione di Earthlings. “Non so come io abbia collegato cani e gatti morti sulla strada alla carne nel mio frigorifero, ma è successo”, dice. “E ho pensato che qualcuno avrebbe dovuto mostrare tutto questo, far vedere come tutto sia connesso”.
Un film enciclopedico
Così, è diventato quasi un imperativo categorico mostrare quel nesso, che fa da filo rosso a tutto il documentario capolavoro del regista americano e, non a caso, ne è poi diventato il sottotitolo: Make the connession – Fai la connessione, metti insieme i pezzi, appunto. Un film che lo stesso Monson, che lo ha scritto, prodotto e diretto, ha definito “enciclopedico” rispetto al tema dello sfruttamento animale. La narrazione, con filmati girati anche in maniera nascosta in negozi, laboratori e allevamenti, è strutturata sui cinque diversi “pilastri” del dominio umano sul mondo animale: il cibo, certamente, ma anche l’abbigliamento, l’industria degli animali domestici, l’intrattenimento e la ricerca scientifica. Un lavoro di documentazione lunghissimo, seguito a quella prima intuizione nel canile di zona, durato 5 anni, al quale hanno contribuito a dare potenza espressiva la voce narrante di Joaquin Phoenix e la musica di Moby, due degli artisti internazionali tra i più impegnati sulle tematiche animaliste e vegane.
Una trilogia
“Se potessi fare in modo che ogni persona al mondo vedesse un solo film, gli farei vedere Earthlings”, è la citazione del filosofo Peter Singer che da ormai quasi 15 anni accompagna ogni proiezione del documentario di Monson, considerato tuttora estremamente attuale e di grande impatto emotivo per chiunque voglia approfondire le tematiche antispeciste. Monson non è si tuttavia fermato. Nel 2015 ha scritto, diretto e prodotto con la sua casa di produzione NationEarth Unity, il sequel di Earthlings, che con le voci di centro tra artisti, autori e sportivi narra le trasformazioni della specie umana. “Earthlings – ha spiegato Monson – è stato concepito fin dall’inizio come una trilogia: ‘Natura, animali, uomini. Fai la connessione’, recita il claim. Quello di Unity implica la stessa cosa: ‘Uomini, animali, alberi – Non la stessa cosa, ma uguale’. I documentari dedicati agli uomini e agli animali sono stati realizzati. Ora stiamo lavorando a quello sulla natura”. E proprio per il 2020 è attesa, infatti, l’uscita del terzo e ultimo capitolo della trilogia, Beings.