Il settore della carne è ufficialmente in crisi in Italia e in Europa
Il periodico report dell’osservatorio europeo ha analizzato il movimento del mercato agricolo segnando record negativi per il comparto della carne e segnali positivi di incremento per quello delle proteine vegetali.
Sono i consumatori ad aver modificato gli assetti dell’industria della carne e i dati sono chiari. Nell’ultimo report realizzato dalla Commissione Europea Meat Market Observatory che tre volte all’anno riunisce un gruppo di esperti del settore per fare il punto sulla situazione del mercato agricolo, la produzione di carne di manzo, coniglio e suino presentano nella maggior parte dei casi il segno negativo.
Ma cosa succede? Il report analizza e prevede l’andamento del mercato dallo scorso anno fino al 2030 ed ecco che cosa racconta, per esempio, del mercato delle carni bovine:
Si prevede una nuova diminuzione della produzione della carne, influenzata dal calo della mandria bovina, dalla bassa redditività, dal calo della domanda di carni bovine e dalla forte concorrenza all’esportazione nonostante l’apertura di mercati di nicchia. I prezzi dovrebbero diminuire nella prima parte del periodo di riferimento prima di stabilizzarsi verso il 2030.
I prezzi calano perché la domanda scende e questo succede anche per le carni suine nonostante negli ultimi mesi la questione della peste suina sudafricana e i problemi legati ad influenze suine in Cina abbiano modificato in positivo l’export da parte dei paesi europei.
Poiché il consumo di carni suine nell’UE è in calo nel periodo di previsione, si prevede che, nonostante la forte concorrenza degli Stati Uniti e del Brasile, i quantitativi supplementari saranno spediti verso i mercati mondiali, soprattutto la Cina.
L’unico mercato stabile risulta quello delle carni avicole che non sembra crescere ma nemmeno diminuire e si trova un leggero aumento nelle carni ovine. Crollo drastico invece per il mercato delle carni di coniglio.
L’impatto ambientale
Anche sul tema delle emissioni di Co2, il report sintetizza l’impatto che questi segni negativi nella produzione avranno sull’ambiente
I cambiamenti nel settore zootecnico avranno un impatto importante sul livello delle emissioni di gas a effetto serra. Ciò è dovuto al fatto che la maggior parte delle emissioni di gas serra in agricoltura deriva direttamente o indirettamente dalla produzione animale. La prevista diminuzione del numero totale di capi di bestiame dell’UE entro il 2030 contribuirà quindi ad una diminuzione delle emissioni.
Secondo il report, però, queste diminuzioni saranno purtroppo compensate dalla produzione dei vegetali e dall’uso del letame per fertilizzare dato che la forbice di diminuzione pur se molto interessante per i consumi, non è così impattante su scala ambientale.
Proteine vegetali: in crescita ma gli si da poco spazio
Interessante anche l’analisi sulle “protein crops” ossia le colture vegetali che sono anche fonti proteiche come i legumi. “Spinto da una favorevole politica ambientale, le colture proteiche hanno recentemente sperimentato una forte rinascita. Nel periodo di previsione, una forte domanda sia di per l’alimentazione degli animali e per il consumo umano, nonché per le politiche di sostegno, stimolerà ulteriormente la produzione”. Aspetto negativo è che nonostante la richiesta in aumento, gli spazi fisici dedicati a queste culture in Europa rimangono fortemente limitati” con una quota di solo l’1,4 % del raccolto totale. La superficie delle colture proteiche rimarrà limitata”.