La rivoluzione vegetariana: niente moda… ma stile (di vita)
Cosa succede se l’America, terra simbolo di hamburger e patatine inizia a prendere coscienza di un’alimentazione più sana e senza sfruttamento animale e previsione la vedono vegana nel 2050? Cosa accade se l’Italia, patria del SanDaniele, della mortadella, e della fiorentina, diventa il paese più vegetariano d’Europa con il suo 7% fra vegetariani e vegani, seconda solo alla Germania? E che cosa significa se nei grandi supermercati spuntano settori dedicati ai “vegetariani” e dove, accanto agli agnolotti, compaiono confezioni di seitan e tofu?
Niente di più semplice, una nuova consapevolezza alimentare si sta facendo strada e non è “merito” (o colpa) delle criminalizzazioni del consumo di carne, del terrorismo psicologico verso chi “assassina” gli animali, bensì dell’informazione legata alla cultura del cibo sano, spesso fatto in casa, sempre più conosciuto da vicino e con consumatori sempre più bravi ad acquistare leggendo le etichette. Non ci frega più nessuno sul glutammato monosodico, così come sul “nessuno zucchero aggiunto”, oppure sull’alcol etilico nel pane. Leggiamo, ci informiamo e poi compriamo. Ed ecco perchè anche la cucina vegetariana e vegana diventano sempre meno “aliene” e più vicine: perchè sono sinonimo di salute e di benessere.
Perchè se qualche anno fa essere “vegani” era una strana forma di asocialità alimentare (“Mangerai mica solo erba e becche tu”?) ora è meno strano: televisione, giornali e grandi media iniziano a trattare questo tema con una frequenza “sospetta”. Nei menu dei ristoranti spesso c’è una pagina dedicata ai vegetariani (certo, a volte consiste in insalata con il tonno, patatine, e caprese…ma tempo al tempo), personaggi famosi parlano del loro regime alimentare senza carne… insomma, sembra quasi “di moda”. Ora, la cosa importante è che non lo sia, o meglio che la moda diventi poi “stile”. “Pescetariani” e “Flexitariani” fanno storcere il naso ai “puristi”, ma è anche vero che il lunedì senza carne è un primo passo, è una presa di posizione ed è, come dice anche il buon Gabriele Bonci (nuovo vegano) “una scelta politica”.
E anche la politica di muove: petizioni per menu veg obbligatori nelle mense (ne parliamo qui), petizioni per abbassare l’iva al latte di soia , “Veggy day” promosso nelle scuole, o tentativi di tassare la carne per diminuirne il consumo, insomma tutto va in quella direzione (quella che noi abbiamo chiamato “Direzione Vegolosi”). Niente moda, lo ripetiamo: cerchiamo lo stile… di vita.
Bill Gates lavora a Beyond Meat, qualcuno chiede a McDonald’s panini vegetariani, nei ristori in autostrada spuntano i panini vegani, il sempre polemico e adorabile Morrissay vince la battaglia contro il patè d’oca e Gordon Ramsey, Ikea vende una favola veg per bambini in cui un maialino diventa animale domestico e passeggia con la sua padroncina in mezzo ad un mercato pieno di frutta e verdura: e se non basta nemmeno questo… beh ci siamo noi che, nel 2013 in Italia, decidiamo di aprire Vegolosi, il primo giornale online in Italia di cultura e cucina veg, a cui lavorano dei professionisti giovani, con tanti sogni e…con la pancia piena, e nemmeno le maglie strette della crisi e delle burocrazia ci fermano, perchè ci siete voi che ci leggete e che fate questa rivoluzione insieme a noi. Ce ne è abbastanza, (almeno per assaggiare il seitan), no?