I movimenti animalisti in Italia, Bertuzzi: “Isole che non collaborano ma fondamentali”
Dove vanno, chi sono e cosa vogliono i movimenti animalisti in Italia? Ma soprattutto ce la faranno?
Viviamo in un mondo nel quale il comportamento sociale deviante è quello di chi protesta per ottenere migliori condizioni per animali segregati, spesso trattati al limite della tortura e poi uccisi per farne cibo o spettacolo; la violenza contro questi esseri senzienti, invece è l’ultimo baluardo di violenza istituzionalizzata, accettata senza problemi perché ignorata, o resa invisibile a livello pratico ed etico.
Niccolò Bertuzzi è un sociologo, assegnista di ricerca alla Scuola Normale Superiore di Pisa e il suo libro “Movimenti animalisti in Italia” edito da Meltemi, non è certamente un testo che possa definirsi “semplice” ma, diciamolo chiaro, di cose facili e rassicuranti sul tema dell’animalismo, del veganismo e della lotta allo specismo, ce ne sono già davvero molte. Quello che Bertuzzi ha messo su carta mancava, per sua stessa affermazione: “C’era un buco sul tema dei movimenti animalisti nel nostro paese, sono stati analizzati filosoficamente, storicamente, a livello giuridico, ma sociologicamente il loro impatto, la loro essenza, non era ancora stata ben delineata, ecco perché ho deciso di lavorarci su”. Chi sono, come si muovono e dove vogliono andare, quindi, coloro i quali si definiscono attivisti per gli animali nel nostro paese?
Divisi non si vince
Secondo Bertuzzi i movimenti vanno in direzioni diverse, ognuno a bordo della propria isola, in una sorta di arcipelago immerso nello stesso mare, con obiettivi spesso simili ma ai quali si giunge (se ci si riesce) da sponde diverse magari litigandosi un po’ il privilegio di puntare la prima bandiera. Una divisione e una mancanza di coordinamento che, grazie a questionari e interviste dirette, l’autore del libro ha fatto risalire spesso a scontri personali fra appartenenti a gruppi diversi o, a volte, semplicemente a visioni opposte del problema o alla mancanza di un elemento coalizzante. “La mia analisi è stata non militante, solo empirica, non sono partito da una mia visione, anche se, credo davvero che il dibattito sulla questione animale sarà uno dei più interessanti e importanti dei prossimi anni, sarà centrale”.
Un fallimento chiamato Expo 2015
I risultati? Secondo Bertuzzi uno evento “in vitro” interessante fu Expo 2015, situazione che, stando all’analisi che ne fa l’autore, avrebbe potuto intitolarsi “l’occasione sprecata“: “Si trattava di un momento fondamentale e il tema trattato (“Nutrire il pianeta, energie per la vita” ndr) era incredibilmente centrale rispetto al tema animalista e vegano – spiega l’autore – ma lì abbiamo assistito ad un vero fallimento a causa delle divisioni fra movimenti, non c’è stata organizzazione dell’azione, nessun coordinamento”.
Quindi, tutto da buttare? Per niente, l’analisi di Bertuzzi scopre e mostra il contrario: nonostante queste fragilità i movimenti animalisti nel nostro paese stanno acquisendo forza e, in molti casi, sono cambiati con il tempo diventando, da piccoli gruppi rivoluzionari, veri referenti istituzionali come è accaduto alla LAV oppure all’associazione Essere Animali: veri interlocutori che a pieno diritto interagiscono con le istituzioni, facendo la differenza non solo nel dibattito ma anche nelle azioni politiche.
“Il ruolo e il vero impatto di queste realtà – continua Bertuzzi – lo vedremo sul lungo periodo, come per tutte le grandi rivoluzioni culturali credo che alla fine, anche se storicamente le rivoluzioni partono da movimenti che creano attriti forti e scontri, saranno le associazioni con un fare dialogante, quelle che mostrano un’anima più istituzionale, ad avere la meglio e a fare la differenza”.
I movimenti animalisti in Italia
Niccolò Bertuzzi
Meltemi editore
euro 15,30