Cibo criminale, quando le mafie attentano al made in Italy
Decine di “attentati” al made in Italy e alle eccellenze del settore agroalimentare italiano. Sono quelle raccolte e raccontate da “Cibo criminale. Il nuovo business della mafia italiana”, il libro inchiesta scritto a due mani da Mara Monti, giornalista di Il Sole24 Ore, e Luca Ponzi, giornalista Rai. Un’analisi dettagliata che, capitolo dopo capitolo, ripercorre le vicende più eclatanti che, anche a livello giudiziario, negli ultimi anni hanno coinvolto il made in Italy a tavola. Il settore, con un giro d’affari da 154 miliardi di euro, vale il 10 per cento del Pil nazionale. Un business redditizio nel quale la criminalità organizzata è riuscita a inserirsi con profitto attraverso contraffazioni, truffe e sofisticazioni, a danno delle azienda sane. Ma anche degli italiani, che sempre meno conoscono i prodotti che ogni giorno portano in tavola. Abbiamo intervistato l’autrice del libro, Mara Monti, per provare a capirne di più.
Il libro racconta di casi di olio extravergine “tagliato”, concentrato di pomodoro cinese, finte mozzarelle di bufala. Lo scenario del sistema agroalimentare italiano che emerge è impietoso. Che ne è oggi del tanto decantato “made in Italy”?
Fortunatamente il made in Italy continua a essere apprezzato in Italia e all’estero, ma i fenomeni di contraffazione alimentare sono un vero danno per il settore, oltre a essere un pericolo per la nostra salute: è un fenomeno nuovo che nel libro si cerca di esplorare attraverso i casi più clamorosi. Anche in passato ci sono stati fenomeni di adulterazione: ho scoperto un caso sull’olio di oliva contraffatto che risale a 130 anni fa e venne pubblicato sui giornali di allora. La novità sta nelle dimensioni di un business che ho definito “criminale” perché mette a rischio l’immagine dei nostri prodotti: soltanto l’italian sounding, ovvero il fenomeno della vendita dei falsi prodotti alimentari per lucrare sul valore aggiunto del brand, vale 60 miliardi di euro, ovvero 164 milioni al giorno, circa 2,6 volte il valore delle esportazioni italiane di prodotti agroalimentari. In questo business si inseriscono la criminalità e i gruppi mafiosi interessati a entrare nelle smagliature della rete e controllare tutta la filiera, dalla produzione alla distribuzione dei prodotti.
Proprio l’italian sounding è una delle frontiere più avanzate della sofisticazione alimentare, di cui forse si sottovalutano i danni reali.
Il fenomeno dell’italian sounding può essere paragonato alla vendita dei falsi del lusso nel settore dell’abbigliamento, ma quello alimentare è il più colpito dalla contraffazione. Sono i produttori stranieri, ma non solo loro, di formaggi, pomodoro e pasta che sfruttando il momento magico della cultura gastronomica italiana, fanno operazioni di marketing associando nel nome o nell’etichetta le foto stilizzate del Vesuvio, del Colosseo, della Torre di Pisa, ma anche il tricolore della nostra bandiera sulle confezioni. C’è il Parmesao portoghese, il Grana Parrano, il Real Asiago Cheese prodotto in Wisconsin, il Salam Napoli rumeno, la Daniele Sopressata statunitense, senza alcun limite alla fantasia. E all’estero molti ci cascano, anche se le differenze con il prodotto originale sono infinite. Il rischio è che le nostre vere eccellenze vengano identificate con questi prodotti di bassa qualità, con gravi danni per l’economia e l’immagine del made in Italy.
Mangiamo prodotti di qualità dubbia pagandoli a caro prezzo, all’estero vengono esportati falsi prodotti italiani e fette importanti di questo business sono controllate dalla criminalità organizzata. Il sistema agroalimentare italiano rischia di crollare?
Fortunatamente la voce agroalimentare della bilancia commerciale è ancora positiva al punto che in un momento drammatico di crisi come quello che stiamo vivendo, a sostenere i nostri conti con l’estero è soprattutto il settore alimentare. Oltre confine si sta vivendo un boom di richieste di prodotti italiani e in alcuni settori le richieste dei consumatori superano l’offerta.
Il giro delle agromafie è stimato in 12,5 miliardi di euro l’anno. La criminalità organizzata, emerge bene dal libro, ha ormai permeato tutta la filiera. Perché l’agroalimentare è tanto appetibile alle mafie?
È tanto appetibile perché si guadagna molto e i controlli sono scarsi. Le mafie si sono infiltrate in ogni attività economica e in tutto il territorio nazionale. Basti pensare che per ogni euro investito nel settore si possono guadagnare fino a 60 euro. Dalla raccolta dei campi alla distribuzione, lungo tutta la filiera: per ogni euro speso dal consumatore, il 60% va alla distribuzione commerciale, il 23% all’industria di trasformazione e solo il 17% remunera il produttore agricolo, insomma le briciole di questo grande business.
Truffe e falsificazioni sono resi più facili da sanzioni irrisorie, controlli troppo blandi, connivenze e da una legislatura farraginosa. Cosa si può fare per non perdere definitivamente il controllo su un settore tanto strategico per il Paese?
Rimedi possibili ce ne sono, tutto sta nell’avere la forza di applicarli. Anche a livello europeo sta montando la sensibilità sui controlli all’origine alla luce di recenti scandali come quello della carne di cavallo nelle lasagne. Da anni, ad esempio, si chiede l’indicazione dell’origine geografica degli alimenti in etichetta: quindi di specificare non solo il luogo di produzione, ma anche la provenienza della materia prima e rendere pubbliche queste informazioni, attraverso una banca dati collegata all’Agenzia delle Dogane. È una battaglia che si sta combattendo anche a livello europeo, specialmente in vista dell’Expo 2015 il cui tema è “Nutrire il Pianeta”. Una battaglia che deve essere di tutti per migliorare e garantire la qualità della vita di ciascuno.
Mara Monti e Luca Ponzi
Cibo criminale. Il nuovo business della mafia italiana
Newton Compton Editori
Euro 9,9
Silvia De Bernardin
L’immagine del libro è stratta dal blog di Andrea Pagliantini: http://andreapagliantini.simplicissimus.it/2013/07/29/cibo-criminale-un-libro-che-racconta-gli-affari-della-mafia-in-italia/cibo-criminale-il-nuovo-business-della-mafia-l-7lhiqg/