Sciacca, al via la sterilizzazione dei randagi. Enpa: “No al Giro d’Italia”
Le Asl del territorio ed Enpa intervengono a Sciacca per fermare la piaga del randagismo. Carla Rocchi, presidente nazionale Enpa, chiede lo stop del Giro d’Italia a Sciacca
Aggiornamento del 23 febbraio 2018
Un’emergenza così grave non poteva che richiedere una soluzione drastica: dopo le decine di cani avvelenati a Sciacca, le Asl sterilizzeranno i randagi che ancora circolano per le strade della città e l’Enpa, invece, i cani di proprietà a Sciacca e a Canicattì. A renderlo noto è Paola Tintori, referente della Protezione Animali per la Sicilia: “Abbiamo puntato ad agevolare le sterilizzazioni dei cani di proprietà – spiega – i quali, lasciati spesso liberi sul territorio, sono tra i principali responsabili dell’incremento della popolazione canina e, quindi, del randagismo”. L’iniziativa rientra nel progetto “Sterilizzazioni meticci di famiglia”, già attivo in altre zone della Sicilia e dovrebbe partire a breve, visto che le procedure sono già state avviate.
Enpa, però, sottolinea che il progetto avrà successo solo con l’intervento e la collaborazione delle istituzioni: “È necessario che le istituzioni, soprattutto la Regione, siano disposte a cambiare atteggiamento rispetto al recente passato” dichiara l’associazione, che continua: “Rispetto, cioè, ad anni in cui le amministrazioni regionali pretendevano di ignorare l’esistenza stessa di un’emergenza randagismo o, peggio ancora, pensavano che essa potesse magicamente risolversi da sola. Il massacro di Sciacca è il risultato di queste politiche fallimentari. Di cui è responsabile anche il Comune, incapace di non solo cogliere i segnali d’allarme ma di pianificare interventi preventivi e repressivi”. Nel frattempo, la Protezione Animali continua la propria attività di monitoraggio sul territorio mentre a Sciacca, dopo l’intervento della sezione Enpa di Carini (PA), sono stati distribuiti oltre 500 kg di cibo per animali ai volontari che si occupano dei cani senza famiglia.
“Sappiamo che alcuni animali sono stati presi in custodia dai volontari, ma riteniamo che sul posto ne siano ancora presenti una decina. Quantificare il loro numero – dichiara il presidente dell’Enpa di Carini, Paride Martorana – è molto difficile poiché l’area dei capannoni, ora sotto sequestro, non è recintata in modo opportuno ed è pertanto accessibile ai randagi, per i quali rappresenta un riparo dal freddo e dalla pioggia. È essenziale che il Comune disponga la bonifica dell’area e proceda al recupero dei cani sopravvissuti. A nostro avviso, però, la zona non è ancora in sicurezza”.
Intanto le polemiche sulla strage di Sciacca non si fermano: come riporta la stampa locale, infatti, Carla Rocchi – presidente nazionale Enpa – ha chiesto infatti di “annullare il passaggio del Giro d’Italia dalla città, previsto nella quinta tappa della corsa ciclistica del maggio prossimo. Un gesto di grande e profonda sensibilità che – spiega Rocchi – sarebbe apprezzato dalla stragrande maggioranza degli italiani. La richiesta di Enpa, nasce dall’indifferenza finora ostentata dal Comune alle richieste dell’associazione di contrastare l’emergenza randagismo con misure di prevenzione e di contrasto che, come previsto dalla normativa nazionale e regionale, garantiscano la tutela degli animali”. Mancanze che, per l’associazione, sarebbero la causa primaria degli avvelenamenti frequenti sul territorio e della strage dei giorni scorsi. “In attesa che la magistratura accerti le responsabilità penali dell’accaduto e che gli elettori facciano valere quelle politiche – continua Rocchi – chiediamo a una manifestazione sportiva tanto prestigiosa e amata, come appunto il Giro d’Italia, di farsi portatrice di un messaggio di civiltà e di contribuire alla protezione di tantissimi animali che, purtroppo, sono vittime delle croniche inadempienze delle nostre istituzioni”.
________________________________________________________________________________
Immagini e storie con le quali non vorremmo davvero più avere niente a che fare arrivano da Sciacca, in provincia di Agrigento, dove è avvenuta una vera e propria strage di cani. Lo scorso mercoledì, infatti, la prima tragica scoperta: circa 15 cani trovati morti per avvelenamento, tutti nella stessa zona; venerdì, poi, altre carcasse sono state trovate nelle stesse condizioni, così che il numero di cani avvelenati ha toccato la trentina. In queste ultime ore, come riporta la stampa locale, il loro numero è salito oltre i quaranta, ma l’allarme non è ancora rientrato. La motivazione più probabile è quella di un’intolleranza sempre più marcata di alcuni abitanti alla presenza di molti cani randagi sul territorio, che sembra essere fuori controllo.
Secondo Enpa, che ha raccolto informazioni sulla vicenda, esiste infatti un gruppo di una ventina di cani che sono soliti frequentare la zona, dove i volontari delle Sezioni Enpa di Catania e Adrano hanno rinvenuto rifiuti, materiale di risulta – tra cui il pericolosissimo Eternit – e, purtroppo, altre esche avvelenate. I cani attualmente mancano all’appello, alcuni sono stati intravisti dai volontari ma non è stato possibile metterli in sicurezza. L’area è stata posta sotto sequestro dai carabinieri, presenti in loco insieme alla Polizia municipale, ma poco o nulla è dato sapere sia sull’inizio delle operazioni di bonifica previste per legge sia sugli interventi di recupero dei randagi sopravvissuti. “L’amministrazione comunale – spiega Cataldo Paradiso, presidente dell’Enpa di Catania – è assente e, a parte qualche frase di circostanza, continua a fare poco o nulla per tutelare l’incolumità dei suoi cittadini a quattro zampe, contravvenendo così agli obblighi imposti dalla legge”.
Cani di Sciacca: emergenza randagismo, il Comune non interviene
La normativa, infatti, prevede che il sindaco (in questo caso, Francesca Valenti) sia ritenuto responsabile degli animali vaganti sul territorio e, di conseguenza, anche della loro incolumità – spiega Enpa – ma non solo: in caso di ritrovamento di esche avvelenate, la legge impone di attivare la procedura di bonifica dell’area interessata. Eppure, pare che tutto questo non sia avvenuto a Sciacca dove, lo ricordiamo, “gli avvelenamenti rappresentano una triste e consolidata realtà contro cui, evidentemente, non si è agito come si sarebbe dovuto” dichiara l’associazione animalista. Proprio l’inadempienza dei propri doveri da parte del sindaco, tra l’altro, avrebbe fatto scattare una denuncia nei suoi confronti da parte del presidente di Aidaa (Associazione Italiana Difesa Animali e Ambiente) Lorenzo Croce per violazione della legge 281/91, che considera il sindaco il primo responsabile degli animali sul territorio. Ad aggravare la situazione, poi, un ulteriore gesto di inciviltà: come riportato da lei stessa sul proprio profilo Facebook (nell’immagine qui in basso), il sindaco avrebbe ricevuto minacce di morte per lei e per i suoi figli.
“Chiediamo alle autorità e alle istituzioni di intervenire con la massima urgenza – ha dichiarato il presidente nazionale di Enpa, Carla Rocchi – ciascuna per le proprie competenze. Se a fronte di tali inadempienze, nelle prossime ore altri cani dovessero perdere la vita per i bocconi avvelenati, riterremo il sindaco personalmente responsabile di queste morti“. L’appello è chiaro e diretto: “Alla magistratura il compito di individuare e punire sia gli autori materiali di questo gesto criminale, sia le istituzioni che lo hanno permesso grazie alla loro inerzia. Ai cittadini – conclude – il diritto/dovere di pretendere che gli amministratori pubblici rispettino la legge e tengano fede ai propri impegni”.
Per quanto riguarda i corpi degli animali ritrovati senza vita, che secondo la stampa sono stati lasciati per un paio di giorni sul ciglio della strada, sono ora stati affidati all’Istituto zooprofilattico regionale, che dovrà accertare quale veleno sia stato utilizzato per compiere questo gesto, mentre la polizia sta indagando alla ricerca dell’avvelenatore: i sospetti ricadono sugli abitanti della zona, intolleranti rispetto a una situazione di randagismo che va avanti da anni.
Roma, donna affama e tortura decine di gatti: “Le istituzioni non intervengono”