Il primo libro in “vera pelle” ma senza animali
Ecco un libro rilegato in vera pelle creata in laboratorio e quindi priva di ogni sfruttamento animale: si aprono così nuove prospettive future
Il libro dedicato al tema della carne sintetica scritto dell’attivista Paul Shapiro,”Clean meat” si è assicurato da subito un primato: è il primo volume di cui, una copia, è stata rilegata con pelle artificiale creata dall’azienda Geltor senza prevedere nessun sfruttamento animale. E’ stato lo stesso autore a proporre la sfida all’azienda della Contea di Alameda, nello Stato della California, che ha prontamente accettato.
Il libro con la copertina in “pelle” ad oggi è un unicum, un prototipo per dimostrare la rapida evoluzione di queste tecnologia e per dimostrarne la fattibilità: un’innovazione che consente di produrre veri prodotti ma senza utilizzare le spoglie degli animali. Come racconta lo stesso Shapiro, il prodotto è davvero incredibile perché riproduce elasticità e l’odore della vera pelle per rilegature. Infatti, da procedimento, questi prodotti vengono realizzati usando cellule viventi ma senza recare danno agli animali. Evidentemente si tratta di materiali che commercialmente non puntano al mondo vegano, bensì proprio a chi continua ad utilizzare prodotti in pelle. Pensiamo, ad esempio, al mercato della pelletteria per borse e scarpe, anche di lusso.
Come si fa la “pelle” senza pelle?
La copertina del libro è stata creata dall’azienda di biotecnologie attraverso un processo di fermentazione microbica, denominato “allevamento cellulare” usato per la prima volta al fine di realizzare un materiale e non un prodotto edibile. Il libro è ora all’asta e i proventi andranno a beneficio del lavoro del Good Food Institute, un’organizzazione no-profit attiva nel promuovere lo sviluppo dell’industria della carne coltivata.
La pelle ricreata in laboratorio deriva da un composto di microculture che si trova allo stato liquido (il bio-leather) e quindi ha il pregio di poter essere essere modellato in qualsiasi forma proprio perché in origine non ne possiede nessuna. L’ingrediente “magico” della Geltor è il collagene, ossia la proteina che in origine si sviluppa nel tessuto connettivo degli animali, ora ottenuto però dalla fermentazione di cellule di animali (il laboratorio in questione preferisce usare quelle delle meduse). Solitamente il collagene si ottiene, invece, dagli scarti della macellazione (ossa, tendini, cotenna ecc.) di animali come bovini, suini e polli. Quello marino, invece, si ottiene dagli scarti della lavorazione di prodotti ittici (ad esempio dalle lische di pesce). “Grazie ai ricercatori-pionieri come quelli descritti in Clean Meat” – spiega Shapiro – “verrà il giorno in cui vedremo il nostro utilizzo degli animali da fattoria come reliquia di un passato tecnologicamente primitivo”.
Si dipinge un futuro sempre più concreto e la copertina del libro ne vuole essere una rappresentazione chiara ed evidente. Infatti, se uno dei maggiori limiti della carne sintetica è la resistenza culturale dei clienti che potrebbero essere riluttanti all’idea di mangiare cibo ricreato in provetta, questo ostacolo viene completamente superato quando si tratta di utilizzare degli oggetti realizzati con materiale creato artificialmente.
“Questo libro parla del futuro, anche attraverso la sua copertina – sostiene Shapiro. Quello che comunque risulta chiaro nel panorama che si sta delineando attualmente è sicuramente la corsa alle nuove risorse. Staremo a vedere, nel frattempo, intanto nessuno ci vieta di sognare un futuro in cui ci saranno musei dedicati ai macelli solo come triste passato.