“Cancro al seno si può prevenire per il 50% con la dieta a base vegetale” – Video

Ancora una volta, il messaggio è chiaro: gli alimenti di origine animale possono risultare dannosi per la salute


“Il cancro al seno si può prevenire almeno per il 50%, secondo quello che ci riferisce la letteratura scientifica, seguendo un’alimentazione a base vegetale”. Queste le parole della dottoressa Roberta Bartocci, biologa nutrizionista esperta di alimentazione vegetale e ideatrice della figura del VegCoach, professionista che affianca le persone intenzionate a seguire uno stile di vita più “green” partendo dall’alimentazione. Ancora una volta – così come emerso anche dal convegno dello scorso anno “Prevenzione e educazione alimentare – Non mangiamoci la nostra salute!” – gli esperti sono concordi nell’affermare che una dieta a base vegetale sia fondamentale per la prevenzione di numerose malattie, tra le quali diverse forme di cancro, problemi cardiovascolari e diabete.

Come ricorderete, l’OMS aveva inserito la carne lavorata tra gli alimenti sicuramente cancerogeni per l’uomo e quella rossa tra gli alimenti probabilmente cancerogeni. Numerosi studi hanno poi confermato la correlazione tra consumo di carne e incidenza di malattie, anche gravi: tra gli ultimi quello del National Cancer Institute di Bethesda, secondo il quale il consumo di carne rossa e lavorata è associato a un tasso di mortalità più elevato, ma anche connesso a ben 9 gravi e diverse patologie tra le quali cancro, ictus e diabete. Tra i diversi interventi al convegno, anche quello della dottoressa Bartocci, sostenitrice proprio del fatto che la carne animale, in quanto “muscolo in avanzato stato di decomposizione“, non possa essere considerata un alimento. Non è solo la carne, però, a risultare sotto accusa: allo stesso modo, spiega infatti la biologa, alimenti di origine animale come il latte e i suoi derivati “possono provocare nell’uomo proliferazione cellulare e quindi il cancro”.

frutta e verdura

Il messaggio della biologa è chiaro: sebbene il consumo di alimenti di origine animale sia considerato “normale” e necessario dalle istituzioni sanitarie – perché su di esso si basa da sempre l’approvvigionamento di certi nutrienti (come le proteine, ad esempio) – esso dovrebbe in realtà rappresentare uno sfizio da togliersi occasionalmente e non la base della nostra alimentazione. Se così fosse, spiega, sarebbe notevole anche il risparmio in termini di costi sanitari: secondo un calcolo approssimativo, ad esempio, solo per curare le pazienti colpite da cancro al seno in Italia si spende ogni anno un miliardo di euro; se la popolazione femminile seguisse un’alimentazione “veg”, si eliminerebbe il 50% dell’insorgenza di questo tipo di tumore, con un risparmio per le casse statali di 500 milioni di euro l’anno.

Come ci ricorda la Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana, alla base della nostra alimentazione, per restare in salute, dovrebbero esserci cereali, frutta, verdura, legumi e frutta secca. Sebbene però i dati Eurispes 2017 parlino di un numero di vegani triplicato nel nostro paese rispetto al 2016, la situazione non è ancora tra le migliori. Ogni anno, infatti, la popolazione italiana consuma in media 75 kg di carne pro capite, circa 1 kg e mezzo alla settimana. Si tratta del triplo rispetto alle linee guida per la prevenzione di tumori stilate dall’AICR, che parlano di massimo 500 g settimanali. Questo vale anche per gli ospedali, dove perfino i malati oncologici consumano molta più carne – fino a 16 porzioni a settimana – di quanto suggerito dalle linee guida internazionali.

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