Agnelli e capretti torturati a Viterbo: i responsabili non pagheranno
Nessuna pena per i responsabili delle torture nell’allevamento viterbese: a dirlo è il procuratore di Viterbo a un esponente del M5S
ATTENZIONE: IMMAGINI FORTI
I responsabili delle violenze brutali nel macello di Viterbo non pagheranno. Ad affermarlo è Paolo Auriemma, procuratore capo di Viterbo, incalzato dalle domande di Paolo Berinini esponente del Movimento 5 Stelle recatosi sul posto per sincerarsi che la questione non finisca nel dimenticatoio. Come ricorderete, qualche giorno fa l’associazione animalista Animal Equality ha diffuso immagini agghiaccianti di quotidiana brutalità, sottratte con delle telecamere nascoste da un macello di agnelli e pecore in provincia di Viterbo: animali picchiati violentemente senza motivo, finiti senza essere storditi e, ancora coscienti, gonfiati con un piccolo taglio fra la zampa e lo zoccolo con un compressore affinché la pelle si stacchi dai muscoli più facilmente nella seconda fase di macellazione.
Secondo quanto spiegato da Auriemma, però, nonostante si tratti di comportamenti considerati reati per il nostro codice penale, è molto improbabile che i responsabili di queste azione possano essere puniti. Questo, essenzialmente, perché il macello sotto accusa ha chiuso i battenti da due anni e il rischio è quello di avviare un processo per un reato potenzialmente già prescritto. Come già detto, inoltre, le immagini sono state acquisite da Animal Equality senza autorizzazione e questo potrebbe creare problemi in fase di accusa: chi ha realizzato le immagini intende restare anonimo per tutelarsi da eventuali ritorsioni, quindi non ci sono testimoni che possano circostanziare i fatti.
Questa notizia amara non toglie nulla, è chiaro, alla brutalità delle immagini e alla follia che si cela dietro all’allevamento intensivo in tutte le sue forme. Continua ad essere fondamentale informare, mostrare, portare alla luce quello che accade dietro le mura dei macelli, industrie assolutamente legali che operano per il mercato della carne, legato anche a quello dei derivati come latte, pelli e uova. Sempre di più sono le situazioni nelle quali, magari durante manifestazioni fieristiche o semplicemente con stand per la strada, le associazioni mostrano le immagini di crudeltà legate al consumo di carne: le persone reagiscono tutte nello stesso modo, distogliendo lo sguardo o arrivando anche a piangere a causa delle immagini. È il collegamento quello che manca, quel trattino essenziale, quel ponte cortissimo che separa la nostra bistecca da un orrore che non ha più senso di esistere.
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