Tassa sulla carne inevitabile: “Consumo di carne aumentato del 500%”

Sembra sempre più probabile la tassazione della carne come “bene di lusso” nei prossimi anni. Il motivo? Salvaguardare ambiente e salute

tassa sulla carne

Una tassa sulla carne pare essere l’unica soluzione possibile ai cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo negli ultimi anni. A dichiararlo è il Fairr, nota rete di investitori a livello globale, secondo il quale “gli impatti negativi sull’ambiente e sulla salute umana dovuti all’elevato consumo di carne, mettono quest’ultima sulla stessa via di tassazione dei prodotti come lo zucchero, il carbonio e il tabacco”, già tassati in diversi paesi. Questa possibilità, a dire il vero, non è del tutto nuova: già da tempo, infatti, alcuni paesi come la Danimarca e la Svezia hanno preso in considerazione l’ipotesi di scoraggiare il consumo di carne attraverso una maggior pressione fiscale.

Parliamo di una “sin tax” (una “tassa sul vizio”) che, secondo gli esperti, sarebbe la conseguenza inevitabile, nei prossimi 5 o 10 anni, della prepotente crescita demografica a cui abbiamo assistito negli ultimi anni: “L’aumento della popolazione ha fatto salire di oltre il 500% il consumo mondiale di carne e questa traiettoria dovrebbe continuare in futuro, soprattutto nei mercati emergenti. Ad esempio, si prevede che la domanda di carne prodotta solo in Asia crescerà di un ulteriore 19% fino al 2025″ affermano.

Produzione e consumo di carne: i problemi ambientali e di salute

Cosa c’entra, però, la produzione di carne con i cambiamenti climatici in atto? Come abbiamo avuto più volte modo di ribadire sul nostro giornale, gli allevamenti intensivi – da cui proviene la maggior parte della carne consumata oggi nel mondo – sono un vero e proprio disastro globale. Da soli, infatti, occupano più del 25% della superficie terrestre – portando alla distruzione del 91% della foresta amazzonica – e sono responsabili del 51% delle emissioni di CO2 a livello globale. Come se ciò non bastasse, l’allevamento di bestiame necessita di enormi quantità d’acqua: 15.000 litri solo per produrre un chilo di carne di manzo (contro i 500-2000 litri richiesti dalla stessa quantità di vegetali).

A questo vanno aggiunte, naturalmente, le conseguenze del consumo di carne sulla salute umana: come ricorderete, infatti, lo scorso anno l’OMS ha classificato la carne rossa tra gli alimenti possibilmente cancerogeni e quella lavorata tra quelli sicuramente cancerogeni. Bisogna ricordare, inoltre, che il consumo di carne è associato a un maggiore livello di resistenza agli antibiotici: è questo il fenomeno dell’antibiotico resistenza, ovvero l’impiego di farmaci negli allevamenti per prevenire le malattie da contagio, spesso dovute alle condizioni di vita estreme a cui gli animali sono costretti. Il punto, però, è che il nostro organismo tende ad abituarsi ad essi; aggiungendo poi gli antibiotici che vengono normalmente utilizzati per combattere le infezioni batteriche, il rischio è che il nostro organismo vi si “abitui” e che questi diventino inefficaci per curare le infezioni, più o meno gravi che siano.

Pare dunque essenziale ridurre al più presto il consumo di carne a livello globale, come afferma anche Jeremy Coller, fondatore di Fairr: “Se i responsabili politici devono coprire il costo reale delle epidemie del bestiame, come l’influenza aviaria, e le epidemie umane come l’obesità, il diabete e il cancro, affrontando nel contempo le sfide del cambiamento climatico e della resistenza agli antibiotici, il passaggio dalla sovvenzione alla tassazione dell’industria della carne appare inevitabile”. A conti fatti, però, quanto costerebbe questa ipotetica tassa alle tasche dei consumatori? Secondo uno studio dell’Università di Oxford, si parlerebbe di + 40% per la carne bovina, + 20% per i prodotti lattiero-caseari e + 8,5% per la carne di pollo. Non sappiamo se e quando questa tassa verrà applicata; quello che è certo è che già adesso molte aziende – come Beyond Meat, sostenuta da Bill Gates e, più di recente, anche da Leonardo DiCaprio – stanno puntando molte delle proprie risorse su alimenti alternativi alla carne. Un futuro senza carne sembra quindi sempre più probabile, oltre che estremamente necessario.

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