Stati Uniti senza carne? Gas serra – 28% a livello globale
Secondo un recente studio, basterebbe che gli USA dicessero “basta” alla carne per ridurre le emissioni di gas serra in tutto il mondo
Cosa succederebbe all’ambiente se tutti gli abitanti degli Stati Uniti passassero a un’alimentazione a base vegetale? Ce lo spiega uno studio recentemente pubblicato su PNAS – una delle più importanti riviste scientifiche al mondo – fornendo dei risultati incredibili: secondo le stime degli esperti, basterebbe questo cambiamento per ottenere una riduzione delle emissioni dei gas serra del 28% a livello mondiale, con un incremento della produzione alimentare del 23%. Questo, lo ricordiamo, in un paese il cui presidente ha più volte negato l’esistenza stessa del riscaldamento globale.
Come sappiamo, gli allevamenti intensivi sono un disastro globale: da soli, infatti, sono responsabili dell’emissione del 51% di tutti i gas serra prodotti dall’uomo, più di tutte le nostre macchine, gli aerei, i treni messi assieme. Come se ciò non bastasse, la carne “costa” tantissimo in termini di risorse idriche: parliamo di 4650 litri di acqua per produrre una bistecca di manzo da 300 grammi contro, per esempio, i 1700 necessari per produrre mezzo chilo di riso.
A questo vanno aggiunte sicuramente la questione etica – dal momento che ogni anno vengono allevati più di 70 miliardi di animali, due terzi dei quali con metodi intensivi – ma anche quella salutistica, se si tiene conto che spesso consumiamo molto più della dose di carne (e di proteine) raccomandata per restare in salute. Solo nel nostro paese, per esempio, mangiamo 3 volte la quantità di carne suggerita dall’AICR, una tra le più importanti associazioni di ricerca contro il cancro a livello mondiale.
Da non dimenticare, naturalmente, è anche che su una popolazione mondiale di 7 miliardi di persone, circa 1 miliardo di esse soffre la fame. Un terzo della raccolta mondiale di cereali viene però utilizzato per alimentare il bestiame; se fosse utilizzato direttamente per il consumo umano, sfamerebbe circa 3 miliardi di persone. Lo studio, condotto ipoteticamente su una popolazione di 320 milioni di persone, apre degli scenari incoraggianti rispetto a questi argomenti così delicati e incalzanti: è evidente, infatti, come cambiare le proprie abitudini alimentari sia il primo grande passo – accessibile a ognuno di noi e non solo negli USA, ovviamente – per salvare il nostro pianeta ormai in agonia. A dircelo sono anche grandi associazioni a livello globale, come Slow Food o il World Watch Institute, che si sono schierate contro gli allevamenti intensivi affermando che “mangiare carne non è più solo una scelta personale“. Mentre noi tutti possiamo passare a un’alimentazione vegana con il benestare del Ministero della Salute, dunque, sempre più aziende si danno alla produzione di “carne pulita”, prodotta in laboratorio. Di recente anche Leonardo DiCaprio, celebre attore e regista statunitense da tempo impegnato nella causa ambientalista, ha investito nella start-up Beyond Meat, che produce alimenti “alternativi” alla carne.
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