Britta Jaschinski e la dignità perduta degli animali

Da anni questa fotografa ha fatto del suo lavoro il mezzo per dare voce agli animali in cattività, vittime del bracconaggio e della follia umana

sgabelli zampe di elefante

C’è chi pratica senza remore il bracconaggio, chi trova piacevole e divertente fare visita ad animali rinchiusi in zoo e parchi acquatici e chi fa del proprio lavoro un mezzo per dare voce agli animali vittime di queste attività. Quest’ultimo è il caso di Britta Jaschinski, fotografa tedesca trapiantata a Londra, che da oltre un decennio cattura immagini strazianti e dolorose di animali selvatici in cattività. La sua attività come portavoce della sofferenza animale ha permesso alla Jaschinski di tenere diverse conferenze in tutta Europa riguardo alla tutela degli animali, ma le ha procurato anche numerosi riconoscimenti a livello internazionale. Proprio la foto in apertura di questo articolo, che immortala un paio di sgabelli realizzati con le zampe di un elefante, l’ha portata alla vittoria della BigPicture natural world photography competition: una gara annuale che incoraggia i fotografi di tutto il mondo a catturare nei propri scatti la ricchezza della vita sulla terra, per ispirare ammirazione ma anche e soprattutto azioni di tutela di questa grande diversità.

britta jaschinski foto circo

Lo scatto in questione, intitolato “Confiscated”, raffigura due sgabelli provenienti dal commercio illegale di prodotti animali, oggi detenuti in un magazzino del Colorado in cui sono raccolti più di un milione di oggetti confiscati ai trafficanti. Tra questi anche borse, pellicce, sculture in avorio e teste di animali impagliati, tutte o quasi provenienti da animali in via di estinzione. A commento di questo scatto, l’autrice ha dichiarato: “Ho posto le parti del corpo su questo sfondo per dare una dignità agli oggetti e rispettare gli animali che perdono la loro vita in nome dello status, dell’avidità e della superstizione”.

orango esibizione circo

Il lavoro di Britta Jaschinski, ovviamente, non si ferma qui: come scopriamo sul suo sito ufficiale, ha collaborato anche con associazioni per la tutela dei diritti animali e da anni l’obiettivo della sua macchina fotografica è puntato sui circhi, sui parchi acquatici e sugli zoo. Come ha raccontato ai nostri microfoni l’etologo Roberto Marchesini, “l’esibizione per gli animali è già mortee proprio questo pare raccontarci la fotografa attraverso il suo lavoro di denuncia. La donna è autrice anche di un volume intitolato “Zoo”, che raccoglie i suoi migliori scatti all’interno delle gabbie e che infonde nello spettatore un profondo senso di rispetto per queste vite private della libertà.

 

La tortura degli zoo nelle foto di Jo-Anne McArthur

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