Esselunga: “Niente uova da galline allevate in gabbia”, ma cosa significa?
Esselunga e altri grandi realtà come Lidl annunciano la scelta di non utilizzare più uova che arrivano dall’allevamento di galline in gabbia: ma cosa significa “allevate a terra”?
“Esselunga ha eliminato dal proprio assortimento uova fresche da galline allevate in gabbia. Inoltre, anche per la produzione di paste fresche, prodotti da forno e pasticceria, prodotti di gastronomia, fabbricati nei propri stabilimenti, così come per alcuni prodotti da ricorrenza, vengono impiegati solo ovoprodotti derivanti da uova fresche da allevamenti a terra italiani.” Questa è la posizione ufficiale della grande catena di supermercati italiana riportata sul proprio sito. Ma che cosa significa “galline allevate a terra”?
In Italia esiste una legislazione che indica con un codice che va da 0 a 3 la provenienza delle uova che si acquistano. Nel dettaglio:
Codice 0: uova che provengono da allevamento biologico
Codice 1: uova che arrivano da allevamento all’aperto
Codice 2: uova che arrivano da allevamento a terra
Codice 3: uova che arrivano da allevamento in gabbia
Ma che cosa significa esattamente “a terra”. Nel 2012 Essere Animali, ha spiegato in una video indagine che cosa significa esattamente questa dicitura, mostrando le immagini realizzate all’interno dei capannoni italiani che ospitano le galline ovaiole allevate a terra. Si tratta di grandi strutture, spesso prefabbricate, all’interno delle quali le galline stanno a terra su piani di cementi ricoperti di pagliericcio ma non hanno accesso all’esterno. Al centro dei capannoni si trovano dei tunnel in plastica, dotati di vari accessi, all’interno dei quali le galline che per indole nidificano in luoghi protetti, vanno a deporre le uova. Questi tunnel presentano pavimenti inclinati per fare in modo che le uova cadano direttamente sul nastro trasportatore sottostante che porta le uova verso lo smistamento.
In alcuni casi all’interno dei capannoni si trovano delle gradinate in ferro (fino a 4) che permettono alle galline di arrampicarsi, comportamento naturale poichè in natura amano nascondersi sugli alberi. Secondo la normativa europea sono previste un massimo di 9 galline ovaiole per metro quadro. In Italia sono circa 8 milioni le galline allevate con questo metodo, poco più del 15% del totale; nel 2015 (dati più recenti tratti da Una Italia, ossia Unione Nazionale Filiere Agroalimentari Carne e Uova) sono state prodotte 12 miliardi e 816 milioni di uova.
Spesso, però il marketing delle aziende tende a raccontare un “allevato a terra” diverso: campi verdi e sterminati, erba fresca, grandi spazi. Come lo fa? Con packaging tipo quelli che vedete nell’immagine che associano le indicazioni relative a questo allevamento con immagini di prati, campagna aperta, paglia, natura e fiori. Insomma, ben diverse dalla realtà dei fatti. Al momento in Italia, secondo Animal Equality, sono 50 milioni, invece le galline allevate in gabbia in condizioni terribili. E’ evidente che qualsiasi spostamento delle grandi aziende verso condizioni, a passi lenti, migliorative per gli animali, sia un evento importante ma non certamente risolutivo al fine di quello che viene definito “benessere animale”.
Si tratta in ogni caso di un dato importante di riflesso: i grandi gruppi si muovono solamente quando la richiesta del mercato lo richiede, quando i consumatori fanno le loro scelte: sta a chi fa informazione lavorare il più possibile affinché la realtà degli allevamenti (anche di quelli a terra) sia sempre più conosciuta, permettendo a tutti di fare scelte consapevoli. Inoltre le uova si possono tranquillamente sostituire, sempre: qui vi spieghiamo come fare.