“Il vegetarianismo non è estremo”: il dottor Tinghino risponde ai diabetologi italiani
Il dottor Biagio Tinghino, medico nutrizionista, in una lettera aperta risponde alle affermazioni sulla dieta vegetariana riportate ieri dalla stampa
Scelta vegetariana, vegana, paleolitica e chetogenica accumunate fra loro come “estreme”: ieri la stampa italiana ha così etichettato stili alimentari molto diversi, riportando la notizia di un documento pubblicato dalla SID (Società Italiana di Diabetologia), il cui scopo era fare chiarezza sulla correlazione tra stili alimentari “alternativi” e diabete. Oggi il dottor Biagio Tinghino – medico esperto in nutrizione – scrive una lettera aperta per rispondere a queste affermazioni che, secondo lui, denotano “diversi elementi di confusione”.
“Nessun estremismo nelle diete vegetariane”
Il primo punto che il dottor Tinghino chiarisce è che il concetto di “estremo” è stato impiegato per accomunare stili alimentari molto diversi tra loro: “In realtà la dieta chetogenica è manifestamente squilibrata e non rispetta gli standard di equilibri nutrizionali finora noti – spiega il medico – mentre la dieta paleolitica ha fondamenti teorici del tutto incontrollabili, si basa su presupposti che non hanno niente di sperimentale”. Al contrario, continua, il vegetarismo ha alle spalle una storia lunghissima e “prevede un corretto ed equilibrato apporto di tutti i nutrienti previsti dalle società scientifiche”. Il problema è invece quello che le persone portano a tavola: “Se qualcuno non segue questo equilibrio è un problema suo, non del vegetarismo in sé. La stessa cosa non si può dire degli altri due tipi di dieta, che contengono già in sé comportamenti rischiosi per la salute“.
La dieta “veg” non cura il diabete, lo previene
Tinghino si dice “perfettamente d’accordo sul fatto che esistano poche valutazioni sui benefici della dieta vegetariana sul diabete di tipo 2, per il semplice fatto che l’alimentazione vegetariana non costituisce uno schema di trattamento dell’iperglicemia e non può essere proposta (di per sé) per curare il diabete”. Quello che però tiene a sottolineare è che i benefici di una dieta a base vegetale sull’organismo sono avvalorati da numerosi studi scientifici: “L’alimentazione latto-ovo-vegetariana e quella vegana, se ben condotte, riducono il rischio cardiovascolare e quello oncologico”, mentre “fino a prova contraria, l’epidemia di diabete di tipo 2 a cui stiamo assistendo è supportata da una alimentazione onnivora”. I vegetariani, spiega il dott. Tinghino, hanno generalmente un indice di massa corporea (BMI) più basso degli onnivori, una pressione arteriosa più bassa, più bassi valori di colesterolo LDL, tutti elementi fondamentali per la prevenzione di malattie metaboliche e vascolari. “Anche la dieta mediterranea, come una onnivora – spiega Tinghino – possono benissimo portare all’insorgenza del diabete, se travisiamo il concetto di “mediterraneo” o di “onnivoro”, eccedendo nel consumo di oli vegetali, dolci, carboidrati raffinati. Non per questo io mi permetto di considerare “estreme” le scelte alimentari di una persona onnivora”.
Il dottor Tinghino ritiene che la SID abbia fatto “di tutta l’erba un fascio”, volendo esprimersi sull’efficacia delle diete “veg” di curare il diabete, e soprattutto lamentando la mancanza studi a lungo termine sull’argomento. Altra questione è l’uso dell’etichetta di “estremo”, che poco hanno di scientifico: “Questi giudizi non apportano benefici al confronto scientifico – spiega – ma sembrano piuttosto l’ennesima reazione a ciò che è ‘diverso’, all’interno di una chiassosa polemica, che poco si addice al rigore della scienza”.
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