Khaled, il principe vegano che vuole cambiare l’Arabia partendo dai ristoranti
Ricchissimo principe saudita, Khaled è vegano e investe solo in attività “green” e cruelty-free, come il primo ristorante vegano in Medio Oriente
Il principe Khaled bin Alwaleed è figlio di uno degli uomini più ricchi del mondo, membro della famiglia reale degli Emirati Arabi. Durante la sua vita ha partecipato a battute di caccia, indossato costose pellicce e pelli di animali e assaporato i piatti più prelibati del mondo. Ma sono proprio quelle battute di caccia – durante le quali animali selvatici maestosi ma al contempo indifesi perdevano la vita il per solo divertimento dei partecipanti – ad aver segnato profondamente il giovane principe e ad averlo portato verso il cambiamento: come rivela PETA, il principe “non ha mai dimenticato l’esperienza di uccidere quegli animali e ora considera vile ciò che ha fatto”. Il rimorso, unito alle preoccupazioni per la propria salute e per quella dell’ambiente, ha portato Alwaleed ad abbracciare uno stile di vita vegano e a dare il via a una vera e propria campagna di sensibilizzazione su questo tema nella sua terra di origine, l’Arabia Saudita.
Gli investimenti “green” e il ristorante vegano
Come il padre, Khaled è un un uomo d’affari e da quando ha adottato uno stile di vita più consapevole, ha rivolto la propria attenzione verso tecnologie eco sostenibili, investimenti per incentivare l’uso di energia pulita e, soprattutto, una strenua lotta per la difesa dei diritti animali. “È tutto legato insieme” – ha dichiarato il principe a PETA – le questioni sul benessere degli animali, sugli allevamenti intensivi, sull’ambiente, di solito sono risolvibili se guardiamo le cose in modo economico, umano e pratico piuttosto che con fini egoistici.”
E a proposito di investimenti “green”, Khaled è il proprietario del primo ristorante vegano del Medio Oriente, il “Plant Cafe”: aperto nel dicembre 2016 con la collaborazione del team del Matthew Kenney Cuisine, un importante marchio internazionale che si occupa di cucina vagana ad altissimi livelli. “Il nostro ristorante mira a ispirare le persone a condurre una vita più sana” afferma Khaled, che prevede di aprire altri otto ristoranti vegani in cinque paesi. Volendo, è possibile seguire l’attività del “Plant Cafe” anche su Instagram, dove foto del locale si alternano a coloratissime immagini di piatti “veg” molto raffinati, che davvero nulla hanno da invidiare a quelle delle riviste di alta cucina.
Ma Khaled non è il primo giovane a tentare di diffondere lo stile di vita “veg” nel proprio paese: tempo fa abbiamo visto come, dall’idea di quattro ragazzi, sia nato “Evergreen Organics”, il primo locale vegano del Qtar; da non dimenticare è anche “Sudfeh”, la prima caffetteria universitaria vegana a Gerusalemme, voluta dai ragazzi del Palestinian Animal League.