Cambiamenti climatici: nei pesci 10 volte più mercurio
Il surriscaldamento globale potrebbe aumentare fino a 7 volte la concentrazione dei livelli di mercurio nelle acque dei mari dell’emisfero settentrionale, contaminando i pesci destinati all’alimentazione umana.
Il surriscaldamento globale potrebbe aumentare fino a 7 volte la concentrazione dei livelli di mercurio nelle acque dei mari dell’emisfero settentrionale, contaminando i pesci destinati all’alimentazione umana. Sono queste le conclusioni suggerite da uno studio di laboratorio condotto recentemente da ricercatori svedesi e americani e pubblicato sulla rivista Sciences Advances. Infatti l’aumento delle precipitazioni causato dai cambiamenti climatici, secondo gli esperti, porterà nelle acque nuovo materiale organico che favorirà lo sviluppo di batteri a scapito del plancton, alterando la catena alimentare marina. “Quando i batteri diventano abbondanti nelle acque marine – spiega Erik Bjorn, autore principale dello studio – si verifica la crescita di un nuovo tipo di organismi che si ciba di questi batteri”. La questione è che a ogni “gradino” nella catena alimentare la concentrazione di mercurio aumenta di 10 volte; ciò significa che anche nell’organismo dei pesci destinati all’alimentazione umana, al vertice della catena alimentare acquatica, l’accumulo di mercurio con ogni probabilità subirà questo incremento.
I rischi per la salute umana
Come riporta l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), il mercurio è un metallo pesante tossico per l’uomo e può comportare gravi danni al sistema nervoso, digestivo e immunitario e minacciare lo sviluppo del feto in gravidanza, oltre che intaccare la funzionalità di polmoni, reni, e occhi. Il problema è che l’esposizione umana a questo metallo avviene principalmente attraverso l’inalazione di vapori di mercurio durante i processi industriali e, cosa assai più comune e frequente, tramite il consumo di pesce e frutti di mare contaminati.
L’uomo è la causa delle concentrazioni di mercurio nell’atmosfera
Secondo l’OMS la causa principale del rilascio di mercurio nell’atmosfera sono le attività umane: centrali elettriche a carbone, impianti di riscaldamento residenziali, inceneritori di rifiuti e attività di estrazione mineraria sono solo alcune delle attività che incrementano i livelli di questo metallo pesante che, una volta rilasciato nell’ambiente, si trasforma in metilmercurio, ovvero la forma più comune riscontrata nell’organismo di pesci e crostacei. “Se non facciamo niente per ridurre le concentrazioni di mercurio, le conseguenze potrebbero essere molto gravi”, afferma Bjorn.