Gli animali sono intelligenti? Le risposte dell’etologo Roberto Marchesini
Non sono solo intelligenti, ma gli animali sono dotati anche di diversi tipi di intelligenza funzionale all’ambiente che li circonda: questo è ciò che ci ha spiegato l’etologo Marchesini.
Menti non umane: questo il tema del convegno che si terrà a Bologna il 29 e 30 ottobre 2016 in via dell’Indipendenza 69. Gli incontri saranno volti all’analisi di un tema che accompagna le riflessioni filosofiche dalla notte dei tempi: gli animali sono intelligenti? Per rispondere a questa domanda abbiamo contattato Roberto Marchesini, etologo, filosofo e saggista che parteciperà all’evento presentando le giornate e affrontando una breve lectio introduttiva sull’argomento.
Esistono delle differenze dal punto di vista intellettivo che possano giustificare la disparità di trattamento che riserviamo alle varie specie animali?
Da un punto di vista scientifico non ci sono differenze tra le varie specie che possano giustificare alcuna disparità. Quando parliamo di animali in senso generale, dobbiamo considerare l’intelligenza come qualunque altra funzione: ad esempio, a nessuno verrebbe mai in mente di definire un essere più “endocrino” di un altro, né definiremmo mai un animale più “locomotorio” di un altro. Il darwinismo ci ha insegnato che i vari animali si differenziano sulla base di specializzazioni, per cui ogni specie ha costruito un proprio modo di elaborare le informazioni e risolvere i problemi, che ovviamente sono diversi per ogni specie. Per questo motivo, è giusto parlare di differenze a livello intellettivo, ma più dal punto di vista “qualitativo” che da un punto di vista “quantitativo”: il gatto, per esempio, essendo un animale prevalentemente solista ha sviluppato un’intelligenza prevalentemente solutiva ed enigmistica; invece il cane, essendo un animale abituato a vivere in branco, ha sviluppato soprattutto un’intelligenza sociale. Da anni, infatti, mi batto per far passare questo messaggio: l’intelligenza non è una sola, ne esistono di diversi tipi a seconda della specie presa in considerazione. Aggiungerei anche che misurare l’intelligenza degli animali confrontandola con quella umana è un grave errore: l’antropocentrismo è un’idea dell’uomo, ogni specie è intellettiva a suo modo e il paragone con la nostra è assolutamente insensato.
Le capacità cognitive degli animali da allevamento sono diverse rispetto a quelle degli animali da affezione?
Certamente no, ciò che si nasconde dietro alla distinzione tra animali da affezione e animali da allevamento è soltanto un fattore culturale: non c’è alcuna ragione scientifica che giustifichi l’elezione ad animale da affezione del cane e che, invece, condanni la mucca o il maiale a diventare animali da macello. Pensiamo, per esempio, a due animali fortemente sociali come il cane e il maiale: hanno modi diversi di risolvere i problemi, ma le loro capacità cognitive sono estremamente simili. In realtà, tutti i mammiferi hanno capacità cognitive simili; che questa distinzione sia frutto solamente di usanze diverse è testimoniato dal fatto che, in ogni paese, le tradizioni culinarie sono differenti: esistono Paesi in cui il consumo di carne di cane – per noi aberrante – è assolutamente la norma; allo stesso modo, vi sono culture in cui la mucca è considerata un animale sacro e intoccabile, mentre in occidente è uno degli animali più sfruttati in assoluto per gli interessi dell’uomo.
Secondo lei, che cosa giustifica il mito della gallina come animale “stupido” e della volpe, considerato animale tra i più furbi e intelligenti in assoluto?
Generalmente quando si parla di intelligenza c’è molta contraddittorietà, perché si tratta di un parametro che non viene interpretato nel modo corretto: spesso si pensa che la capacità di utilizzare uno strumento sia indice di intelligenza, oppure che lo sia saper utilizzare il corpo in una determinata maniera. Il fatto che uno scimpanzé sappia utilizzare attrezzi e strumenti non lo rende più intelligente di un gatto, che ha dalla sua una notevole capacità atletica, che allo scimpanzé invece manca. Siamo di fronte a due tipi di intelligenza assolutamente equivalenti, ma allo stesso tempo talmente differenti (perché votate al raggiungimento di scopi diversi) che evidentemente non possiamo considerarli dei parametri per giudicare un animale “stupido” o “furbo”.
Esistono degli studi scientifici che evidenzino la superiorità cognitiva di alcune specie animali non umane rispetto ad altre?
Non esiste alcuna “superiorità cognitiva”, le differenze cognitive dipendono esclusivamente dal funzionamento del sistema nervoso centrale, che governa la capacità di elaborare le informazioni emotigene: intelligenza è anche sapersi rapportare con il mondo circostante e in questo un erbivoro, per esempio, sarà più portato di un carnivoro a essere una sentinella, pena la propria sopravvivenza. Nessuna superiorità, quindi, ma solo e soltanto differenze.
In cosa realmente sono diversi, per esempio, una mucca, un maiale e un cane?
Dobbiamo sempre tenere presente che le differenze riguardano innanzi tutto i sistemi motivazionali, sistemi molto antichi che hanno una forte resilienza a quella che può essere l’esperienza individuale : per esempio, al di là dell’esperienza individuale, tutti gli esseri umani hanno una forte tendenza alla raccolta, e questo lo si vede ad esempio nel fatto che collezioniamo oggetti, raccogliamo i fiori, le conchiglie e tanto altro. Le differenze individuali stanno semplicemente in ciò che ogni persona decide di raccogliere e collezionare. Le motivazioni individuano quindi il modo di portarsi nel mondo, che è differente in ogni specie: è solo questo che distingue una mucca, un maiale e un cane.
Nella teoria sugli animali di Jeremy Bentham la domanda chiave era: “Possono soffrire?”, secondo lei ha senso utilizzare invece la domanda “Sono dotati di intelligenza?”
Ogni individuo ha delle “porte di ingresso” per i dati che riceve dal mondo esterno, queste porte possono essere, ad esempio, gli organi sensoriali. Se ci sono queste porte d’ingresso, ci devono necessariamente essere anche dei sistemi di elaborazione dei dati: se ci sono queste facoltà c’è necessariamente intelligenza. C’è anche da dire che gli animali si trovano nel mondo ad a risolvere costantemente problemi nuovi e non possono pensare di ripetere degli automatismi, dal momento che il mondo li pone davanti a situazioni diverse e sempre nuove. Tutto questo non sarebbe possibile se non fossero dotati di intelligenza e questo ci deve bastare per capire che si tratta di un quesito assolutamente senza alcun fondamento.
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