“Racing Extinction”: l’uomo è la vera piaga del Pianeta – VIDEO
L’estinzione di massa di tutte le specie animali per la caccia di frodo e l’inquinamento è il futuro agghiacciante che dipinge il documentario “Racing Extinction”.
“Andiamo verso l’estinzione di massa, serve che la gente lo sappia”. Immaginate un mondo senza tigri, delfini, leoni e ogni genere di anfibio o quattrozampe, solo sterminate lande desolate, senza animali. E’ il rischio reale che corre il nostro Pianeta, come denuncia il documentario Racing Extinction in proiezione il 14 giugno alle 15 in Parlamento alla presenza, tra gli altri, anche dell’etologo Roberto Marchesini.
Il film, firmato dal regista Premio Oscar Louie Psihoyos, è stato trasmesso per la prima volta durante un evento televisivo globale, lo scorso 2 dicembre per 24 ore lungo tutti i fusi orari del Pianeta, in 220 Paesi in contemporanea, dalla Nuova Zelanda fino agli Stati Uniti (Italia compresa sul canale Discovery Channel di Sky).
Racing Extinction unisce un team di attivisti ed esperti in una gara appassionata per proteggere dall’estinzione le specie in pericolo, grazie a una campagna di sensibilizzazione di proporzioni globali. Il regista Louie Psihoyos e il gruppo di lavoro di The Cove (documentario premiato con l’Oscar nel 2010) hanno messo in piedi una vasta operazione in incognito per portare alla luce il traffico di specie in pericolo, infiltrandosi nei mercati neri più pericolosi al mondo tra Indonesia, Argentina, Thailandia, Cina, Hong Kong, Tonga. Con l’ausilio di telecamere nascoste, infiltrati locali, strumenti high-tech, il documentario svela immagini inedite riguardanti i due temi caldi affrontati nel film: il mercato internazionale di animali rari e la stretta relazione tra le emissioni di carbonio e l’estinzione delle specie.
“In Cina ce la siamo vista brutta, giravamo con telecamere nascoste nei bottoni della giacca, una volta la mia è uscita fuori mentre filmavo un mercato clandestino di pesci rari, mi sono salvato per un pelo, ho rischiato di finire in qualche prigione sperduta”. Ha raccontato con malcelata soddisfazione Louie Psihoyos, a proposito di uno dei molti episodi “oltre il limite della legge” collezionati per realizzare Racing Extinction.
Il documentario-denuncia è stato presentato al Sundance Film Festival e premiato al Blue Ocean Film Festival come “Best Feature Documentary” nel 2015.
“Abbiamo scelto di comunicare con le emozioni perché sono quelle che muovono le coscienze e fanno cambiare opinione”, dice Stevens, il produttore. “Non si può più attendere, noi abbiamo l’ultima possibilità, i nostri figli non ne avranno”, aggiunge Psihoyos, “l’umanità rischia di essere oggi per il mondo come l’asteroide che uccise i dinosauri“. E per questo Psihoyos e i suoi hanno rischiato in prima linea. “Abbiamo avuto minacce di morte dopo The Cove, mi hanno chiesto se avrò minacce di morte anche per questo film: spero di sì, significa che avrò colpito nel segno”.
The Cove è un film del 2009 che denuncia la caccia annuale dei delfini che si svolge in un parco nazionale giapponese a Taiji, da settembre ad aprile. Dai 23.000 esemplari abbattuti all’anno ora se ne stanno uccidendo meno di 6.000. Segno che l’inchiesta ha sortito qualche effetto.
“Io ho pianto quando l’ho visto finito. E’ molto emozionante. E questo era quello che volevamo, che fosse un film emozionante. La gente cambia opinione più facilmente sulla spinta delle emozioni piuttosto che sulla base del ragionamento. E’ un dato scientifico. Volevamo emozionare per ottenere un risultato. Ma è anche un film che alla fine ha grandi speranze. Si vuole far piangere la gente ma anche fargli capire quanto la situazione sia disperata. Anche una sola persona può fare la differenza. Questo è il nostro motto. Perché quello che accade è la drammatica conseguenza di quello che facciamo tutti insieme”.
Ha così commentato il regista durante una conferenza stampa, soffermandosi anche sulla necessità di non considerarci, come uomini, al di sopra della natura, ma come una sua parte.
“Con l’aiuto di Discovery credo di avere creato un punto di svolta per dar vita al cambiamento che ci serve, nell’ottica di conservare un pianeta che possa sostenere la vita di tutte le specie. Non è mai stato così importante essere vivi, nel mondo, come in questo momento – le decisioni che prenderemo nei prossimi anni influiranno sulla Terra e sulle specie animali per milioni di anni”.
Serena Porchera