Gorilla di Cincinnati, l’etologo: “Si doveva agire diversamente”

Gorilla bambino zoo

Dopo la vicenda del gorilla Harambe, ucciso allo zoo di Cincinnati per prevenire qualsiasi rischio ai danni di un bambino di quasi 4 anni caduto all’interno della sua recinzione, la redazione di Vegolosi.it ha contattato l’etologo e zooantropologo Roberto Marchesini (nella foto in basso), autore di numerosi testi sull’argomento fra cui “Etologia filosofica” edito da Mimesis, per cercare di chiarire alcuni elementi della vicenda.

dott. Marchesini, è possibile fare un’analisi etologica sul comportamento del gorilla Harambe a partire dalle immagini realizzate con i cellulari dai visitatori dello zoo?

Come può immaginare si tratta di un’analisi parziale, limitata, dato che non riporta interamente il contesto

Ma lei come interpreta i gesti del maschio di gorilla?

Quello che si vede è certamente un comportamento esplorativo, di curiosità da parte dell’animale nei confronti del piccolo, è certamente anche un comportamento che possiamo leggere come protettivo. Vede, nei primati come in molte altre specie, compresa quella umana, il comportamento protettivo nei confronti dei cuccioli scavalca la specie, come sosteneva già Konrad Lorenz, l’animale riconosce un piccolo indipendentemente dal fatto che sia o meno della sua specie e così è successo anche con Harambe e il bambino.

Il gorilla prende la mano del bimbo, ma prima lo trascina velocemente per una gamba…

Il trascinare è l’atteggiamento che hanno nei confronti dei loro cuccioli, non ha fatto niente di anormale, poi ovviamente le persone hanno iniziato ad urlare spaventate e questo poteva creare problemi, io capisco la paura della gente, ma gridare era davvero l’ultima cosa che andava fatta; c’è una grossa impreparazione delle persone rispetto al comportamento da tenere quando si è in presenza di altri animali.

Che cosa bisognava fare, secondo lei?

La prima cosa che le dico è che gli zoo sono strutture anacronistiche, con il solo scopo di permettere alle persone di guardare gli animali senza entrarci minimamente in contatto, ma bisogna capire che lo zoo non è il cinema. Ogni luogo dovrebbe avere le sue regole di comportamento: lei entrerebbe mai a teatro o in biblioteca gridando e correndo? Ecco, negli zoo (che sia ben inteso, per me sono da abolire) una delle cose che manca completamente è l’educazione al rispetto dell’animale e della natura. Non si dovrebbe poter correre, gridare, dare da mangiare agli animali. Quello che è accaduto è l’esempio di che cosa significa non porre abbastanza attenzione.

C’è bisogno di regole?

Cè bisogno che gli zoo, i circhi, i delfinari e via discorrendo, vengano superati, prima di tutto, ma nel frattempo, dato che non abbiamo la bacchetta magica, sì, ci vogliono delle regole e una profonda conoscenza di quello che si fa. Non si dovrebbe entrare allo zoo come si entra al luna park, gli animali che si trovano lì sono particolarmente sensibili perché si trovano in condizioni completamente innaturali; inoltre ci deve essere sorveglianza e la presenza di protocolli di intervento specifici anche per casi straordinari come quello di Cincinnati. Lo zoo è una struttura con dei rischi e bisogna tenerlo ben presente.

Secondo lei era possibile evitare di uccidere il gorilla?

Certo, si doveva agire in modo diverso, cercare un’alternativa, ma mancavano le basi. Mancavano le persone, a quanto sembra dalle cronache, in grado di interfacciarsi con questo animale nato in cattività, inoltre non era assolutamente detto che la puntura del dardo da sedativo lo avrebbe agitato ancora di più, tutto dipende dall’individuo, da come il gorilla era stato cresciuto, per questo ci voleva qualcuno che lo conoscesse bene, che sapesse come gestirlo (il gorilla era stato trasferito da poco nel parco di Cincinnati, da meno di un anno, arrivava da un altro zoo nel texas, ndr). Mi sembra che si sia operato con il metodo “spariamo, poi vediamo se era pericoloso”…

Roberto MarchesiniCosa ne pensa, da etologo, del valore educativo dei parchi faunistici?

Non hanno nessun valore educativo, la natura è una relazione ecologica, è la relazione fra l’animale e il suo ambiente, se distruggiamo l’animale e ne cancelliamo l’identità, dove sta l’educazione? Lo zoo è una raccolta di immagini viventi, senza connessione. Gli animali soffrono di depressione, i grandi carnivori dormono praticamente sempre, altri animali soffrono di nevrosi e comportamenti stereotipati, questa non è la natura.

Che cos’è la natura, dott. Marchesini?

Io mi rifaccio alla filosofia greca: la natura si nasconde, non si esibisce. La natura si scopre attraverso un percorso, immergendosi in una foresta, ascoltandone i suoni e seguendo tracce, osservando quello che ci circonda, questa è la natura.

Intervista a cura di Federica Giordani

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