Frutta, cipolle e pane: spreco alimentare da 27 chili l’anno in Italia

Ogni anno, milioni di tonnellate di cibo finiscono nei rifiuti, con gravi conseguenze economiche e ambientali ma un dato positivo c’è: aumenta il consumo di legumi per risparmiare sulla carne

I nuovi dati dell’Osservatorio Waste Watcher 2024 In Italia raccontano che  lo spreco alimentare nel nostro paese è una realtà allarmante che colpisce soprattutto, nell’ordine, frutta, pane e verdura. Questi alimenti, fondamentali per una dieta sana e sostenibile, rappresentano la quota maggiore dei 4,5 milioni di tonnellate di cibo gettato ogni anno. Questo spreco ha un valore economico di oltre 14 miliardi di euro, incidendo pesantemente sulle finanze delle famiglie e sul sistema alimentare.

Secondo l’Osservatorio Waste Watcher – primo Osservatorio nazionale sugli Sprechi – ogni italiano butta in media 27 chili di cibo all’anno, per un costo di circa 140 euro a persona. Tra le cause principali ci sono acquisti eccessivi, scarsa pianificazione dei pasti e una cattiva gestione della conservazione degli alimenti. Le conseguenze non sono solo economiche, ma anche ambientali: lo spreco alimentare in Italia genera circa 7,8 milioni di tonnellate di CO₂ ogni anno, contribuendo in modo significativo all’inquinamento e al cambiamento climatico. Nel dettaglio lo spreco alimentare ha i suoi picchi settimanali su:

  • frutta (24,3 grammi)
  • pane (21,2 grammi)
  • verdure (20,5 grammi)
  • insalata (19,4)
  • cipolle (17,4)

I dati mostrano anche alcune tendenze alle quali porre attenzione. Sono infatti le fasce economiche più basse delle popolazione a sprecare più cibo: questo potrebbe essere collegato a doppio filo con la qualità delle materie prime. Le famiglie che, come risulta dai dati della ricerca, sono attente a cercare di tagliare la spesa per gli alimenti potrebbero incappare in prodotti di scarsa qualità o con una filiera distributiva meno attenta che inevitabilmente porta ad avere in tavola frutta e verdura più deperibile o, banalmente, meno buona e quindi più soggetta ad essere sprecata. Alla diminuzione della qualità dei prodotti contribuisce anche la crisi climatica: infatti i raccolti sono sempre più complessi a causa di temperature medie troppo alte o a causa di eventi meteorologici avversi.

Un dato positivo emerge da questa nuova analisi: in Italia si acquistano più legumi e proteine vegetali. Negli ultimi due anni, a causa della contrazione del potere di acquisto, nel nostro paese si registra un + 31% di acquisti in questo settore merceologico.

Per contrastare questo problema, è essenziale adottare pratiche più sostenibili. Acquistare solo il necessario, conservare meglio gli alimenti e riutilizzare gli avanzi sono strategie semplici ma efficaci. Anche la scelta di un’alimentazione più vegetale e locale può fare la differenza, riducendo l’impatto ambientale del nostro cibo.

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