Ogni italiano con la sua alimentazione è responsabile della deforestazione di 6 metri quadrati l’anno

I dati parlano chiaro e una legge del UE potrebbe arginare in parte il problema, eppure la si vuole rimandare ancora

Purtroppo sembrano sempre universi lontani, eppure scelte alimentari e deforestazione sono collegate da un filo rosso. WWF ha riportato nuovi dati in relazione allo stato delle foreste equatoriali sempre più sotto attacco a causa degli allevamenti di animali da carne ma anche per la produzione di olio di palma, cioccolato e caffè.  Le cifre arrivano dalle analisi presenti nel Living Planet Report 2024 pubblicato a livello globale nell’ottobre del 2024.

L’Amazzonia e altre foreste pluviali nel mondo, dimora di alcune delle specie più iconiche, vengono rase al suolo per bonificare il terreno, che viene poi utilizzato per allevare bestiame o per colture e piantagioni. Il WWF segnala che quasi il 90% della deforestazione, soprattutto nelle zone tropicali e subtropicali ricche di biodiversità, è causata dai nostri consumi. È indispensabile porre fine a tutto questo.

Il ruolo dell’Europa

L’Unione europea è il secondo maggiore “importatore” di deforestazione tropicale al mondo dopo la Cina. Tra i paesi dell’UE, l’Italia è il secondo maggiore consumatore di materie prime a rischio di distruzione di natura, essendo responsabile della deforestazione di quasi 36.000 ettari all’anno. Soia, olio di palma e carne bovina sono state le materie prime importate in Italia con associata la maggiore deforestazione tropicale. Ogni italiano con i propri consumi alimentari è responsabile della deforestazione di 6 metri quadrati l’anno.

Una legge che potrebbe aiutare

Per ridurre l’impatto dei consumi dei cittadini italiani ed europei sulle foreste, l’UE ha approvato nel 2023, l’EUDR, il Regolamento europeo “anti-deforestazione” che prevede che, dal 30 dicembre di quest’anno, 7 materie prime (soia, olio di palma, carne bovina, caffè, prodotti legnosi, cacao, gomma) e tutti i loro derivati potranno essere introdotti sul mercato europeo solamente se le aziende importatrici potranno dimostrare che i prodotti non hanno causato deforestazione, ad esempio tracciando il luogo di produzione e tutte le fasi della catena di approvvigionamento.

Lo scorso 2 ottobre, però, la Commissione europea ha proposto di posticipare di dodici mesi, quindi al 30 dicembre 2025, l’entrata in vigore dell’EUDR. Proprio in questi giorni gli Stati Membri dell’Ue dovrebbero decidere se accettare questa proposta. Questa decisione della Commissione europea dà seguito alle richieste di vari Stati membri, tra cui l’Italia, e alle pressioni dal mondo delle aziende che ritengono ci siano criticità irrisolte che non consentono di operare fin da subito in conformità alla documentazione tecnica richiesta.

“Se il Parlamento e il Consiglio dell’UE approveranno la proposta, le imprese avranno un anno in più per prepararsi ma ci sarà anche un anno in più per distruggere le foreste del Pianeta per fare spazio a coltivazioni, piantagioni e allevamenti” – afferma Eva Alessi, Responsabile Sostenibilità del WWF Italia -. Rinviare di un ulteriore anno significa che potremmo perdere (se il trend rimanesse uguale a quello degli ultimi anni) altri 3 milioni di ettari, ossia 8 campi da calcio di foresta tropicale vergine ogni minuto”.

Il WWF sottolinea che implementare l’EUDR non è solo una questione di legislazione: è un impegno etico per proteggere il nostro Pianeta. Il rinvio manda un messaggio sbagliato ai cittadini, sia all’interno sia all’esterno dell’UE, suggerendo come la creazione di un mercato delle materie prime libero dalla deforestazione possa aspettare. Le foreste del mondo non possono permettersi un altro anno per essere tutelate.

Pochi sanno che…

“Pochi sanno, mentre mangiano il petto di pollo o una braciola di maiale o del salmone d’allevamento – spiega WWF –  che quel cibo è arrivato nel nostro piatto grazie all’abbattimento di foreste e alla perdita di specie uniche. Oggi, in nessun altro luogo al mondo, la perdita e il degrado di foreste e di altri ecosistemi prioritari causati dall’agricoltura industrializzata è più evidente che nel sud America. Anche, il caffè e il cioccolatino a fine pasto potrebbero essere stati prodotti a spese delle foreste del Pianeta”.  L’associazione ambientalista sottolinea anche che non è poco l’impatto che le nostre scelte alimentari possono avere sul destino delle foreste.

Il mercato, lo sappiamo bene, è fatto di domanda e offerta. Nel momento in cui la domanda calasse drasticamente, il sistema di produzione alimentare dovrebbe adeguarsi, come ha sempre fatto nel corso dei decenni e come continua a fare. Scegliere di provare un’alimentazione vegana è la prima, più facile e migliore scelta che possiamo compiere, anche per dare il nostro contributo per migliorare la situazione della deforestazione mondiale.

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