Bambini e animali: l’empatia si impara da piccoli – Intervista
Il nuovo libro della Lav rivolto a genitori e insegnanti spiega perché è importante insegnare ai bambini valori quali rispetto dell’altro ed empatia a partire proprio dal rapporto con gli animali.
Empatia, educazione al rispetto dell’altro, non violenza. Sono principi che, se fatti propri sin da piccoli, possono incidere notevolmente sull’evoluzione psicologica dei futuri adulti. E rispetto ai quali molto fa il rapporto con gli animali. Lo sa bene la Lav, che recentemente ha pubblicato il volume “Educare al rispetto degli animali. Sviluppo dell’empatia e del riconoscimento dell’altro in età evolutiva”. Scritto da Giacomo Bottinelli e Ilaria Marucelli, il libro è in distribuzione gratuita alle scuole e alle famiglie che ne fanno richiesta. “Il rapporto con gli animali non umani – racconta Bottinelli – ha un ruolo importantissimo nello sviluppo psicologico e sociale di bambini e adolescenti. Insegna a rispettare l’altro in ogni sua forma e ad accrescere le attitudini prosociali e l’empatia. Purtroppo, in molti contesti, sia scolastici che familiari, questa valenza del rispetto per individui di altre specie non è forte. O addirittura è assente”.
Perché è importante che l’educazione all’empatia e al rispetto degli esseri animali non umani parta proprio dalla prima infanzia?
Perché è nella prima infanzia che si sviluppano le basi della personalità. Esempi sbagliati possono incidere sullo sviluppo sociale dei piccoli, rafforzare concetti specisti, far credere che il dominio degli altri, specialmente dei più deboli, sia il modo per affermarsi e trovare la propria autostima. Quando questi atteggiamenti si sono radicati, vivendo in un contesto di violenza o indifferenza ai diritti degli altri, possono essere difficili da superare.
Quali sono i vantaggi per gli adulti di domani di un corretto rapporto con gli animali che si instaura sin da piccoli?
Si dice spesso che il bambino è il padre dell’adulto. In questo senso, la psicologia sa bene come le situazioni e i modelli ai quali siamo esposti in fase infantile e adolescenziale possono influenzarci. Se il modello di rispetto degli animali e degli altri in genere è positivo, di cura e rispetto, è molto probabile che si rifletta anche nella vita adulta con lo sviluppo di un maturo senso della responsabilità su base empatica.
E i danni derivanti invece da una precoce esposizione alla violenza verso gli animali?
Sono il corrispettivo oscuro dei lati positivi. Un modello violento o di indifferenza al sentire altrui, sia umano che animale, può generare facilmente un atteggiamento di prevaricazione anche nella vita adulta. Per questo già dal 1987 il DSM, il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, include la violenza sugli animali tra i sintomi indicativi del disturbo della condotta, che può evolvere in patologie come il disturbo antisociale in età adulta.
E per quanto riguarda attività come il circo, per esempio?
Come la caccia o la macellazione si tratta di esempi negativi che, seppur legalmente previsti e socialmente considerati da molti accettabili, non devono essere sottovalutati. Si tratta sempre di violenza, forse nella forma peggiore di violenza sostenuta dalle istituzioni e dal gruppo sociale.
Quale ruolo hanno i genitori e cosa possono fare concretamente per favorire nel bambino lo sviluppo di un senso di empatia generale verso gli animali, che non abbia a che fare solamente con l’affezione per gli animali domestici?
Possono dare il loro esempio di rispetto di tutte le creature, non creare barriere speciste, far comprendere che tutti, nessuno escluso, hanno diritto alla libertà, alla dignità e alla vita. Possono far capire che gli umani non sono i padroni del mondo e degli altri esseri viventi, ma una delle tante forme di vita che popolano il pianeta, sicuramente la più distruttiva e invasiva. E far capire che proprio in noi c’è la possibilità di costruire un mondo migliore con le nostre scelte.
Diamo ai genitori qualche consiglio pratico: tre azioni positive per una corretta educazione al rispetto per gli animali.
Per i genitori è importante valorizzare le azioni positive del bambino verso gli altri, non creare muri ideologici tra umani e animali di ogni specie, e poi evitare di far credere che certi animali siano “fatti per essere il nostro cibo”.
E tre azioni che invece sono da evitare?
Le azioni negative sono valorizzare o non considerare le forme di violenza verso gli animali, in qualunque loro aspetto, ma anche insistere sul ruolo di predominio dell’uomo nel mondo e sulla sua centralità. Infine, forse la peggiore di tutte le azioni, è dare esempi di violenza in prima persona, come fanno, seppur nel rispetto delle leggi che oggi ancora permettono tali pratiche, cacciatori, macellatori e una lunga lista di categorie. Non si tratta di estremismo, ma di far capire che gli altri, tutti gli altri, meritano il nostro rispetto.
E per quanto riguarda la scuola? Cosa prevede la legge in tal senso?
Molte cose. Gli insegnanti devono sapere che l’attuale situazione della scuola italiana permette, in base alla normativa, l’accesso delle associazioni di tutela degli animali nelle classi con loro interventi didattici in base in particolare all’articolo 21 della legge 59/1997, che attribuisce alle istituzioni scolastiche l’autonomia funzionale, sulla base della quale realizzare interazioni anche con le associazioni del territorio. Inoltre l’articolo 1, 395 del Testo Unico sulla libertà di insegnamento garantisce al docente l’autonomia didattica come diritto fondamentale. A questo si aggiunge l’articolo 5 della legge 189/2004 che promuove l’integrazione dei programmi didattici “in materia di etologia comportamentale degli animali e del loro rispetto”. Sono solo i principali riferimenti in un contesto in cui recentemente, nel 2013, un ordine del giorno approvato dal Senato ha impegnato il Governo a introdurre nelle scuole l’insegnamento dei diritti degli animali. Su quest’ultimo tema attendiamo ora una concretizzazione.
Intervista a cura di Silvia De Bernardin