Proteine vegetali allungano l’aspettativa di vita: lo studio pubblicato su Nature
Uno studio ha messo a confronto proteine vegetali da sostituire a quelle animali: il risultato è interessante anche dal punto di vista ambientale.
Aspettative di vita aumentate di mesi (quasi 9) e un impatto sull’ambiente molto calmierato: ecco i risultati di sostituire proteine animali (carne, prodotti processati, latte, uva e formaggi) con proteine di origine vegetale. Lo svela uno studio pubblicato lo scorso 24 Febbraio 2024 su Nature Food e condotto presso l’Università McGill in collaborazione con la London School of Hygiene & Tropical Medicine.
La ricerca
I ricercatori hanno analizzato i dati provenienti da un sondaggio sulla nutrizione condotto sulla popolazione canadese e hanno valutato i potenziali effetti di sostituzioni parziali degli alimenti (25% e 50%) di carne rossa e lavorata o latticini con alimenti proteici vegetali come noci, semi, legumi, tofu e bevande a base di soia fortificata. Questo studio ha evidenziato che l’impronta di carbonio legata alla dieta di una persona diminuisce del 25% quando questa persona sostituisce la metà del suo consumo di carne rossa e lavorata con alimenti proteici vegetali.
Inoltre, i ricercatori hanno stimato che se la metà della carne rossa e lavorata nella dieta di una persona fosse sostituita da alimenti proteici vegetali, questa persona potrebbe vivere in media quasi nove mesi in più, grazie a un ridotto rischio di malattie croniche. Sempre secondo i dati ottenuti dalla ricerca sarebbero gli uomini a trarre maggior beneficio con il guadagno nell’aspettativa di vita che raddoppia rispetto alle donne.
La dottoressa Patricia Eustachio Colombo, co autrice dello studio, ha spiegato: “Il consumo di alimenti di origine vegetale, insieme alla riduzione delle carni rosse e lavorate, avrebbe notevoli benefici per la salute e l’ambiente e comporterebbe cambiamenti relativamente piccoli nella dieta della maggior parte delle persone in Canada”.
Molto interessante anche la considerazione fatta dagli autori dello studio: “Gli autori auspicano ulteriori valutazioni che combinino più fattori di sostenibilità (come quelli sociali ed economici) per comprendere meglio questi complicati compromessi e, in ultima analisi, orientare le future scelte dei consumatori”. È fondamentale, infatti, che per una giusta indicazione verso chi acquista vengano considerati tutti i fattori, anche quelli sociali, soprattutto legati all’informazione e alle diatribe politiche che si creano quando si parla di alimentazione senza carne e derivati o di una sua parziale introduzione.