Scrivere “vegan” sui prodotti ne fa vendere di meno: lo studio del MIT

Scegliere un piatto “vegan” sembra difficile se viene definito tale: una ricerca del Massachusetts Institute of Technology mostra dati davvero incredibili

Questo nuovo studio conferma alcune sensazioni chiarissime anche nel nostro paese, ma ora esiste anche una rilevazione fatta di numeri e percentuali. La parola “vegan” sul cibo allontana i consumatori. Il MediaLab del Massachusetts Institute of Technology, uno degli istituti di ricerca più rinomati degli Stati Uniti ma in generale del mondo, ha condiviso i risultati di una ricerca che è nata proprio dal tentativo di annettere più opzioni senza carne nei menu degli eventi pubblici del gruppo di ricerca.

Cosa dice la ricerca?

Ad illustrare la vicenda è la dottoressa Alex Berke, dottoranda nel gruppo City Science del MIT Media Lab. Dopo aver pensato che fosse una buona idea cercare di diminuire la quantità di carne e derivati presenti nei menu del gruppo di lavoro, soprattutto durante eventi pubblici, la risposta dei ricercatori (tutti impegnati su fronti diversi sul tema della crisi climatica) l’ha incuriosita. Non c’era affatto unanimità sull’idea di mangiare meno carne per impattare meno sull’ambiente introducendo opzioni vegane. Ed ecco che il tema di discussione si è trasformato in una ricerca condotta dalla stessa Berke insieme a Kent Larson, direttore del gruppo City Science.

I test sono stati condotti sia dal vivo che online e hanno coinvolto circa 800 persone delle quali 160 studenti. Sottoponendo loro delle opzioni di menu per il pranzo si è notato che negli elenchi nei quali era presente la dicitura vegan su un piatto (al quale faceva il paio una scelta vegetariana non indicata come tale), la scelta vegana veniva opzionata in modo decisamente minore rispetto ad un altro menu nel quale il piatto vegan non era segnalato come tale. Le percentuali sono abbastanza significative: l’opzione vegana, quando non segnalata come tale, è stata scelta dal doppio delle persone.

I dati che mostrano il risultato della ricerca: nel primo gruppo di ricerca, l’opzione vegana etichettata come tale viene scelta dal 36%, quando non viene indicata come tale dal 60,7%

E quindi?

La conclusione dello studio americano è che semplicemente eliminando le diciture soprattutto dai menu di ristoranti e luoghi pubblici di ristorazione, sarebbe possibile incrementare enormemente la scelta di opzioni senza carne e formaggi e con una conseguente diminuzione di emissioni di anidride carbonica e gas climalteranti legati alla produzione di questi cibi. Inoltre, secondo la ricerca, questo non renderebbe più difficile la scelta alla persone già vegane (elencando gli ingredienti in modo esplicito). “A livello globale, i sistemi alimentari sono responsabili di oltre ⅓ delle emissioni di gas serra – spiega il team –Ciò è in gran parte dovuto alla produzione di carne. Per raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di ridurre del 40% le emissioni, gli studi mostrano che dobbiamo ridurre il consumo di carne. Gli esperimenti del MIT Media Lab hanno scoperto e mostrato che il cambiamento dell’etichettatura degli alimenti potrebbe essere fondamentale in vista di questo sforzo”.

Come mai accade?

Quello che la ricerca non ha indagato è il motivo per il quale questo accade ed è un tema del quale abbiamo parlato spesso qui sul nostro giornale: un ruolo decisivo lo hanno le influenza enormi che la lobby della produzione della carne e dei suoi derivati hanno sulla politica e sul sistema dell’informazione, e questo vale, chiaramente, non solo per gli Stati Uniti ma anche per l’Italia. Dopo anni di falso allarmismo sui pericoli della scelta vegana, dopo migliaia di articoli che sottintendono che mangiare 100% vegetale possa portare a carenze e pericoli per la salute, dopo migliaia di talk show in cui si spiega che “poca carne fa bene alla salute” e che il “clima è sempre cambiato”, la paura e i pregiudizi sul vegan sono una constatazione solamente confermata da questo studio.

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