“Meat the future”: Goodall e Moby raccontano il futuro della carne in vitro
L’etologa inglese e il cantante vegano prestano voce e musica al racconto delle sperimentazioni della Upside Foods, una delle più grandi start up impegnate nella produzione di carne coltivata in laboratorio
Il racconto di Jane Goodall e la musica di Moby. La “rivoluzione” della carne sta per essere spiegata in nuovo documentario, “Meat the future”, da due voci d’eccezione. Dedicato alle sperimentazioni in corso sulla carne coltivata in laboratorio, il film della regista Liz Marshall, dopo una prima uscita in Canada lo scorso anno, è stato infatti rieditato in vista della distribuzione in tutto il mondo. A raccontare il percorso della Upside Foods, una delle più grandi start up che stanno portando avanti gli studi sulla carne in vitro, sarà propri l’etologa e antropologa Jane Goodall, con il supporto musicale di Moby, cantante attivista vegano, che di questa nuova edizione di “Meat the future” è anche il produttore esecutivo.
Storia di una rivoluzione
Il film racconta i cinque anni nei quali Upside Foods (che all’inizio si chiamava Memphis Meats) e il suo fondatore, il medico Uma Valeti, hanno lavorato alla produzione della carne da cellule staminali, dalla prima “polpetta” creata in laboratorio al costo di 18mila dollari ai più recenti filetti di pollo e anatra, costati circa la metà. Una “rivoluzione”, appunto, che rappresenta una delle strade battute in questo momento per cercare metodi alternativi di produzione di proteine che non passino dalla sofferenza animale dei grandi allevamenti intensivi e che comportino un minor impatto ambientale.
“Sono entusiasta di questo documentario perché è incentrato sulla ricerca di una soluzione“, ha spiegato Jane Goodall, che negli ultimi anni ha fatto sentire forte la propria voce sui temi del cambiamento climatico e della lotta alle pandemie globali a partire anche dalle scelte alimentari, sostenendo in modo particolare l’impegno dei più giovani. “Il film – ha sottolineato l’etologa – propone una via da seguire per ridurre il metano, ridurre l’uso di acqua e suolo, ridurre la sofferenza degli animali e prevenire future epidemie virali. Spero che accenda l’immaginazione e ispiri il cambiamento”. Una storia, quella di Upside Foods, che – ha detto anche il cantante Moby – “può aiutarci a salvare l’unica casa che abbiamo nella nostra lotta contro il cambiamento climatico”.
Carne in vitro in attesa del via libera
La start up guidata dal cardiologo Valeti, che lo scorso anno ha ricevuto un round di finanziamenti da 161 milioni di dollari, è tra le realtà più grandi che si stanno dedicando a livello mondiale alla carne coltivata, dai filetti di pollo a polpette e burger fino al foie gras “staminale” al quale si sta lavorando in Francia. La tecnologia avanza e, come racconta anche “Meat the future”, sta rendendo progressivamente scalabile la produzione di questo nuovo alimento anche dal punto di vista economico-finanziario. A Singapore, un’azienda analoga a quella di Valeti, la Eat Just, ha già messo sul mercato la carne in vitro dopo aver ottenuto il via libera al commercio da parte delle autorità locali. Quella di Singapore è, al momento, l’unica carne coltivata in laboratorio che può essere assaggiata liberamente al ristorante. Test analoghi sono stati fatti anche in Israele, mentre negli Stati Uniti si aspetta soltanto l’ok normativo tanto che proprio la Upside Foods ha già firmato un accordo con Dominique Crenn, prima chef donna negli Stati Uniti a ricevere tre stelle Michelin, per inserire il nuovo pollo nel suo ristorante vegan di San Francisco.
Autorizzazioni sanitarie a parte, come abbiamo raccontato anche noi più volte parlando proprio di Upside Foods, rimangono aperte alcune questioni quando si parla di carne in vitro e della possibilità che questo alimento, nelle sue diverse forme, possa arrivare nei prossimi anni anche sugli scaffali dei supermercati, da quella che sarà l’accoglienza da parte dei consumatori, vegani e non, di questa carne “speciale” alle questioni etiche collegate al reperimento delle cellule staminali necessarie alla coltivazione e alla produzione su larga scala.