Proteine vegetali e animali: inquina di più un vegano o un onnivoro?

Alcuni alimenti proteici vegan provengono da colture inquinanti, ma il loro impatto complessivo è davvero superiore a quello dei derivati animali?

Spoiler alert: l’alimentazione onnivora inquina di più di quella vegan. Ma perché?

I campi di soia spesso non sono molto rispettosi dell’ambiente, e la soia è l’ingrediente principale nella preparazione del tofu, un’opzione molto popolare tra i vegani e ottima fonte di proteine vegetali. Allo stesso tempo, però, è giusto chiarire che gran parte della soia coltivata è destinata alla nutrizione degli animali da allevamento e, come è ormai noto, gli allevamenti intensivi compaiono tra le prime cause di inquinamento globale.

Verifichiamo

Il modo migliore per verificare numericamente l’impatto dell’alimentazione vegan e di quella onnivora è calcolare il loro contributo all’inquinamento in termini di CO2 prodotta, uso del suolo e acqua consumata.

Questi tre fattori contribuiscono al calcolo, rispettivamente, dell’impronta carbonica, l’impronta idrica, e della cosiddetta impronta ecologica di ciascuno di noi: queste “impronte” sono gli indicatori utilizzati per valutare il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle.

In particolare:

  • L’impronta carbonica stima le emissioni di gas serra risultanti dal ciclo di vita di un prodotto o di un servizio, e si calcola in chilogrammi di CO2 equivalenti (CO2eq). Questa unità di misura confronta l’impatto sul clima dei diversi tipi di gas serra, come ad esempio il metano e il protossido d’azoto, rispetto alla stessa quantità di CO2. In altre parole, data una certa quantità di gas, il CO2eq esprime la quantità di CO2 che ci vorrebbe per riscaldare il pianeta tanto quanto la quantità di gas di partenza;
  • L’impronta idrica di un prodotto misura la quantità di acqua totale (espressa in litri) consumata e inquinata per ottenerlo;
  • L’impronta ecologica, infine, misura i metri quadri di terra necessari a ottenerlo, in termini di campi coltivati ed eventualmente foreste coinvolte.

Degli esempi pratici

Qui entra in gioco un efficace strumento creato dall’associazione Essere Animali: il footprint calculator (il calcolatore dell’impronta). Impostato un alimento e quante volte viene consumato, questa pagina web restituisce automaticamente le tre impronte, calcolate sull’arco di un anno.

Prendiamo ad esempio un hamburger di carne di manzo consumato 1-2 volte a settimana. In un anno, questo si traduce in:

  • 207 kg di CO2 equivalente, pari a quelli emessi percorrendo 853 km in auto;
  • 2.306 m2 di suolo, equivalenti a 0,32 campi da calcio;
  • 120.237 litri di acqua, cioè la quantità che una persona berrebbe in 165 anni di vita.
L'impatto di un hamburger di manzo consumato 1-2 volte a settimana.

L’impatto di un hamburger di manzo consumato 1-2 volte a settimana.

Grazie a questi dati, è possibile stimare chi, tra vegani e “onnivori”, ha un’alimentazione più sostenibile: confrontando i cibi consumati nell’arco di una settimana da chi segue un’alimentazione 100% vegetale e quelli di una dieta tradizionale, si ottengono risultati davvero interessanti. Per semplicità, si possono prendere in considerazione le fonti proteiche assimilate nell’uno e nell’altro caso con la stessa frequenza.

Una dieta tradizionale può prevedere un bicchiere di latte vaccino ogni mattina, carne di manzo consumata 1-2 volte a settimana, e formaggio 3-5 volte a settimana. Un’alimentazione vegana, invece, un bicchiere di latte di soia ogni giorno, tofu 1-2 volte a settimana, e legumi 3-5 volte a settimana.

Chi inquina di più?

Ed ecco i risultati. L’opzione onnivora, alla fine dell’anno, avrà totalizzato questo impatto:

  • 434 kg di CO2 equivalente, pari a 1788 km percorsi in auto;
  • 3.696 m2 di suolo, ovvero 0,51 campi da calcio;
  • 246.464 di acqua, equivalenti a quelli consumati in 338 anni di vita.

La somma dei pasti vegani in un anno, invece, corrisponde a:

  • 69 kg di CO2 equivalente, cioè 283 km in auto;
  • 842 m2 di suolo, pari a 0,12 campi da calcio;
  • 44.420 di acqua, gli stessi che una persona beve in 61 anni.

La differenza tra le due alimentazioni è davvero schiacciante. E il calcolo è approssimativo: è stato inserito un solo tipo di carne, e non sono stati presi in considerazione i derivati animali introdotti in altre forme nella dieta onnivora: i salumi, il pesce, le uova e i latticini presenti come ingrediente in altri alimenti (biscotti, condimenti, pizza, ecc.).

Se questi sono i dati annuali “in difetto” per una persona, è facile intuire qual è l’impatto ambientale delle due alimentazioni nel corso di una vita intera in termini di inquinamento, perdita di biodiversità, e vita degli animali allevati a scopo alimentare. A lungo termine, anche un piccolo cambiamento nello stile alimentare di ciascuno di noi può fare un’enorme differenza.

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