Papa Francesco: “Amore per gli animali: c’è da preoccuparsi”
In Italia l’eco dell’intervista di Papa Francesco a La Voz del Pueblo è arrivata in parte, limitata alle sue parole su tv e quotidiani. E ovviamente è rimbalzata in particolare grazie a Repubblica, l’unico giornale che il Pontefice ha ammesso di leggere, che ha anche pubblicato una traduzione completa dell’intervista. Ma andando a leggere bene la chiacchierata che Bergoglio ha fatto con Juan Berretta, inviato speciale del giornale argentino, emergono altri dettagli molto interessanti. Nello specifico, ce n’è uno che ci riguarda da vicino.
Il giornalista pone al Santo Padre una domanda sui principali mali del mondo, e il Papa risponde così: «Povertà, corruzione, traffico di esseri umani. Posso sbagliare nella statistica, ma ditemi: quali sono i settori che vengono dopo alimenti, vestiti e medicina tra le spese del mondo? Al quarto posto ci sono i cosmetici, al quinto le mascotte [gli animali da compagnia, ndr]. Questo è grave, eh. La cura degli animali domestici è come l’amore un po’ programmato, come dire, posso programmare la risposta d’amore di un cane o di un gatto, e non ho più bisogno di sperimentare l’esperienza dell’amore reciproco come avviene tra gli uomini».
In sostanza, quindi, secondo il capo della Chiesa Cattolica, ospitiamo nelle nostre case animali domestici perché stiamo perdendo l’abitudine ad amare gli esseri umani, e la risposta in termini di affetto dei nostri cani e dei nostri gatti è “un po’ programmata”. Come dire: sono animali, non possono che rispondere con dolcezza a una nostra carezza. Certo, Bergoglio subito dopo precisa: «Sto esagerando, non dovete prendermi alla lettera, però un po’ c’è da preoccuparsi». Ma ormai le parole son state pronunciate, e il messaggio è passato abbastanza chiaro.
Di cosa si preoccupa, per l’esattezza, il Santo Padre? Dei rapporti umani sempre più deludenti, fragili, instabili? Benissimo, siamo d’accordo anche noi. Del fatto che l’uomo dà sempre più attenzioni agli animali? Qui si sbaglia: l’amore verso gli animali e quello per gli esseri umani non sono paragonabili, e tanto il primo quanto il secondo hanno ragione di esistere. Se gli uomini han perso l’abitudine a costruire rapporti solidi, amicizie sincere e relazioni amorose capaci di durare nel tempo, non è perché abbiamo a disposizione una certa quantità di amore per ciascuno di noi e noi abbiamo deciso di spenderlo e impiegarlo più per gli animali domestici che per gli esseri umani.
Forse la responsabilità di questo sta più nell’indebolimento dei valori, sempre più pressante all’interno della nostra società: non sappiamo più dove cercarli, non sappiamo più in chi credere, in cosa credere. La Chiesa, questo, dovrebbe saperlo bene. Al contempo, il valore del rispetto degli animali è uno dei pochi, forse l’unico, a non essere scalfito dal tempo e sminuito dalle nuove abitudini. Uno dei pochi, forse l’unico, a essersi negli ultimi anni addirittura rafforzato. Anche questa è una forma di amore, nobile, puro e dignitoso (e, la Chiesa ci perdoni, “sacro“) come quello tra esseri umani. La Chiesa e il suo massimo esponente sulla Terra, questo, dovrebbe incentivarlo, non inserirlo in un discorso sui “principali mali del mondo”.
Domenico D’Alessandro