Un drone ci salverà: obiettivo 100 milioni di alberi piantati con i semi hi-tech in Australia

Il WWF mira a ripopolare le foreste colpite dagli incendi dell’anno scorso per salvare koala e altre centinaia di specie a rischio di estinzione.

Cento milioni di alberi entro il 2024: sembra un’impresa impossibile, ma è l’obiettivo a cui mira il progetto quinquennale del WWF “Regenerate Australia“, che ha investito 300 milioni di dollari nel recupero degli habitat e della biodiversità colpita dagli incendi in Australia nello scorso anno. Le fiamme, riporta il WWF, hanno raso al suolo 19 milioni di ettari di foreste e oltre 1 miliardo di animali sono rimasti uccisi.

Tra le specie più colpite i koala: solo il 5% della popolazione è ancora in vita. Altre specie particolarmente colpite sono state il topo australiano, il dunnart e il wallaby delle rocce dalla coda a spazzola: si tratta di animali autoctoni dell’Australia che erano già a rischio di estinzione prima degli incendi, e che ora sono monitorati con grande attenzione dagli scienziati al fine di valutare misure di intervento.

Ad aiutare nel progetto, denominato “An Eye on Recovery“, l’Intelligenza Artificiale di Google. Infatti, 600 fototrappole verranno installate nei territori più interessati dagli incendi (Blue Mountains, East Gippsland, Kangaroo Island e il South East Queensland), e grazie alla piattaforma di Google “Wildlife Insights“, le immagini scattate verranno scansionate per conservare solo quelle utili alle valutazioni, indentificando oltre 700 specie faunistiche in pochi secondi.

Il terreno delle foreste colpite dagli incendi

Il terreno delle foreste colpite dagli incendi. © WWF Australia – Slavica Miskovich

Le “bombe di semi” ad alta tecnologia

La tecnologia non farà solo da “occhio” per le foreste australiane, ma anche da mano – un vero e proprio aiuto dall’alto. A supporto di Regenerate Australia, infatti, sono stati progettati dei droni che si occuperanno di semina diretta attraverso la diffusione di baccelli “artificiali” contenenti i semi dai quali prenderà vita la pianta.
L’azienda responsabile di questo processo è AirSeed, che ha sede a Sydney ma opera anche in Nuova Zelanda e Sud Africa.
Le fasi della semina sono 4. Per prima cosa occorre studiare l’ecosistema in esame, per individuare numero e collocazione delle specie da piantare, mappare il terreno e prelevarne campioni per capirne composizione e nutrienti presenti. Dopodiché si procede con la produzione dei baccelli artificiali, che contengono sali minerali e altri nutrienti aggiuntivi che potrebbero non trovarsi nel terreno ma che sono cruciali per lo sviluppo delle piantine.

Andrew Walker,-fondatore e Ceo di AirSeed. ©WWF Australia, Paul-Fahy

La terza fase, consiste nel progettare i piani di volo in base ai dati raccolti nella prima fase: i droni sono quindi caricati con la quantità e le specie di baccelli adeguate secondo l’area che devono sorvolare, e durante il loro tragitto rilasciano li rilasciano alle coordinate GPS prestabilite. Il processo così automatizzato consente di ottenere risultati 25 volte più velocemente rispetto ai metodi manuali di semina finora usati, abbattendo i costi dell’80%.
L’ultima fase, infine, è quella del monitoraggio: la ri-mappatura, l’estrazione di campioni e la classificazione, unite alla manipolazione dei dati attraverso algoritmi di machine learning, permettono agli scienziati di rilevare i cambiamenti nel tempo, contare le specie che sono sopravvissute con successo ed eventualmente modificare il piano d’azione.

Le "bombe di semi" ad alta tecnologia

Le bombe di semi ad alta tecnologia

Un baccello oggi, 2 miliardi di alberi domani

La peculiarità e l’efficacia dell’iniziativa risiede, oltre che nei droni altamente avanzati, anche nel design dei baccelli artificiali brevettati. Questi sono studiati per essere specie-specifici, aiutare il terreno nella sua ricostituzione, aumentarne la percentuale di carbonio, evitare lo shock da trapianto e garantire la germinazione, anche grazie alla protezione da animali e agenti atmosferici (vento, pioggia, erosione). Sono anche provvisti di sorprendenti capacità adattative in accordo con l’andamento del cambiamento climatico.

Grazie a AirSeed sono stati piantati 53,930 alberi, ma l’ambizioso obiettivo finale del WWF è quello di raggiungere i 2 miliardi di alberi piantati entro il 2030. Solo così si potrà ripristinare l’intricata rete ecologica delle foreste australiane, rifugio di migliaia di specie selvatiche, combattere la perdita di biodiversità e mitigare gli effetti del cambiamento climatico.

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