Jay e Katja Wilde: da allevatori a produttori di latte d’avena
Prima allevamento, poi santuario e azienda agricola: la fattoria protagonista di “73 cows” si prepara a distribuire porta a porta il suo latte d’avena.
Latte d’avena fresco, in una bottiglia di vetro, consegnato a casa ogni mattina. Sembra una scena uscita da un vecchio film, ma presto diventerà la realtà di molti vegani delle Midland inglesi.
A lanciare l’iniziativa è una nuova startup, Refarm’d, insieme a Jay e Katja Wilde. I Wilde sono i proprietari della Bradley Nook Farm, un’azienda agricola bio e vegan che ha da poco lanciato la sua bevanda d’avena, e che è stata scelta come prima partner del Regno Unito da Refarm’d.
Quella di Jay e Katja Wilde è una storia intensa, e il loro rapporto con gli animali lo è altrettanto. Dopo aver ereditato dal padre il piccolo allevamento di famiglia nel 2011, Jay si chiuse sempre di più in se stesso: l’atto di mandare le sue mucche al macello dopo averle cresciute era diventato per lui insostenibile. Lo sentiva come un tradimento nei loro confronti.
La compagna Katja, inizialmente più pragmatica, ha presto voluto porre fine a quella che era una vera e propria tortura per Jay e per gli animali. Insieme, grazie anche all’aiuto della Vegan Society e del Vegan Organic Network di Manchester, nel 2017 i Wilde sono riusciti a trasferire la mandria delle loro mucche al santuario di Hillside, dove si recano periodicamente, e hanno dato il via alla transizione della loro azienda verso l’agricoltura biologica.
La vicenda è stata documentata da Alexander Lockwood nel suo cortometraggio “73 Cows“, vincitore di un BAFTA nel 2019. Lockwood, intervistato da Vegolosi.it nello stesso anno, ha catturato la forza d’animo e la delicatezza di Jay Wilde, donando così ulteriore motivazione al primo allevamento inglese a effettuare la conversione in azienda agricola vegan.
Un passaggio che non è certo stato facile, anche in termini economici, ma su cui i Wilde non hanno avuto alcun ripensamento. Ora la collaborazione con Geraldine Starke e la sua Refarm’d sarà sicuramente d’esempio per tanti altri allevatori nella stessa situazione, che grazie alla startup avranno la possibilità di trasformare il loro allevamento in un santuario e dedicarsi alla produzione, tra le altre cose, di latte vegetale.
Il latte che verrà consegnato sarà quindi fresco, biologico, non sottoposto a processi industriali e a chilometro (quasi) 0, perché consegnato direttamente ai consumatori nel raggio di 150 km. Un piccolo, importante passo verso un futuro sempre più etico.