Galline e mucche felici? Parte la campagna per segnalare la pubblicità ingannevole

L’associazione Anima Equality apre un sito dedicato alle segnalazioni anonime di comunicazioni ingannevoli su prodotti derivati dagli animali.

Non solo celate agli occhi della maggior parte delle persone ma anche raccontate con toni da fiaba e pieni di bugie. Queste  sono le condizioni degli animali “da allevamento” di  tutto il mondo – Italia compresa – e secondo l’associazione animalista internazionale Animal Equality è il momento di segnalare e intervenire legalmente per bloccare tutte le pubblicità che ingannano i consumatori su questo tema.

Stop alle pubblicità ingannevoli” è la nuova iniziativa resa pubblica dall’associazione animalista presentata tramite le parole di Alice Trombetta, direttrice per l’Italia di Animal Equality: “Si tratta di un form semplicissimo dedicato alle segnalazioni da parte di cittadini e consumatori che vogliono vederci chiaro. Le segnalazioni saranno completamente anonimeSul sito “Stop alle pubblicità ingannevoli” sarà possibile fare segnalazioni circostanziate e dettagliate, che verranno esaminate dai collaboratori legali dell’organizzazione e – ove ci saranno le basi legali o presunte violazioni – si procederà con la denuncia o la segnalazione alle autorità competenti.

Le bugie della pubblicità

Non solo alle pubblicità televisive o radiofoniche fa cenno l’iniziativa, l’associazione infatti chiede: “Condividi con noi le etichette, le comunicazioni o le pubblicità televisive, sul web, sui cartelloni o sui giornali cartacei che ti insospettiscono, utilizzando il modulo che trovi al link sottostante. Aiutaci a sfatare queste menzogne, ingiuste nei confronti degli animali e dei consumatori”.

Da sempre la comunicazione su carne, formaggi, latte e uova, cerca di far passare un racconto che non corrisponde alla realtà: gli animali che vengono uccisi in modo massivo per diventare cibo non fanno mai parte di locandine e spot. Vengono sempre mostrati grandi campi verdi, praterie e animali che sembrano felici di trascorrere una vita – brevissima- con il solo scopo di diventare cibo, un cibo che non è necessario per l’essere umano. “Da anni le nostre inchieste – continua Trombetta – mostrano che cosa c’è dietro gli allevamenti intensivi, luoghi dai quali proviene più del 90% degli alimenti in vendita”.

Un’immagine tratta dalle video inchieste di Animal Equality che mostra lo stato di salute dei polli in Italia

La denuncia ad Amadori

Tutto questo avviene a seguito di azioni legali già intentate da Animal Equality e altre organizzazioni proprio per tutelare gli interessi e i diritti di animali e consumatori, come quella contro Amadori, vinta proprio davanti all’AGCM – l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato – in quanto la comunicazione che Amadori presentava sui polli era potenzialmente ingannevole se comparata alla realtà documentata all’interno dei loro allevamenti. Gli investigatori di Animal Equality infatti, con l’inchiesta Pollo 100% Italiano e con altre testimonianze allegate alla denuncia, avevano dimostrato ampiamente che la pubblicità e le comunicazioni al riguardo erano lontane dalla realtà dei polli allevati per la loro carne.  A seguito delle denunce per altro è stato anche innescato un processo penale che ha portato alla condanna del rappresentante legale e del custode di uno degli allevamenti indagati per maltrattamento, abbandono e uccisione.
Negli Stati Uniti invece Animal Equality è impegnata in diverse denunce proprio su questi temi, in particolare si citano le azioni legali in corso contro Tyson Foods e Cargill, Inc. entrambe giganti della produzione di carne, accusate da diverse organizzazioni di commercializzare e promuovere comunicazioni ingannevoli nei confronti dei consumatori.

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