L’appello di 300 esperti internazionali di cetacei: salvare loro significa salvare anche noi

Virale la foto del pinguino brasiliano morto per ingestione di una mascherina: gli studiosi riflettono sulla connessione tra il benessere marino e quello di tutte le specie

Mentre sta facendo il giro del web la foto del povero pinguino Magellano che qualche giorno fa è stato ritrovato morto a Juquehy Beach, São Sebastião, Brasile, dopo aver ingerito una mascherina anti-Covid, arriva un nuovo appello alla salvaguardia delle specie marine, dei cetacei in particolare. A lanciarlo sono oltre 300 scienziati internazionali esperti in materia che, nei giorni scorsi, hanno sottoscritto una lettera aperta con la quale hanno invitato i Governi a farsi carico dell’altissimo rischio di estinzione al quale sono esposte diverse specie di delfini e balene a causa delle attività antropiche.

Le lettera aperta

“Le popolazioni di cetacei subiscono le conseguenze negative di molti fattori interagenti come l’inquinamento chimico e acustico, la perdita di habitat e prede, il cambiamento climatico e l’azione delle navi. Per molti, la principale tra queste minacce è la pesca accidentale”, scrivono gli esperti di cetacei passando in rassegna tutte le specie esposte ai diversi tipi di rischi, compresa l’estinzione. “La mancanza di azioni concrete per affrontare le minacce che colpiscono negativamente i cetacei nei nostri mari e nei grandi sistemi fluviali, sempre più inquinati, sovrasfruttati e dominati dall’uomo, farà sì che molti di questi, uno dopo l’altro, saranno probabilmente dichiarati estinti prima della nostra morte”. Gli studiosi sottolineano come in casi come quelli della balena bianca del Nord Atlantico o del delfino cinese, ormai davvero prossimi all’estinzione, la situazione fosse ben nota, ma sia “mancata la volontà politica di agire“. Da qui, l’appello ai leader globali perché, nei Paesi che ospitano cetacei nelle loro acque, si adottino “misure precauzionali per garantire che specie e popolazioni siano adeguatamente protette dalle attività umane” e perché ci sia un generale rafforzamento della collaborazione tra Stati per mettere in atto misure di prevenzione, a partire dalle attività messe in campo da due organismi già esistenti come l’International Whaling Commission e la Convention for the Conservation of Migratory Species of Wild Animals.

La connessione

Nel loro appello, gli esperti di cetacei tornano anche sul tema della connessione tra l’ambiente, in questo caso marino, e il benessere di tutte le specie, compresa quella umana, così fortemente messo in evidenza dalla pandemia da Covid-19: “Notiamo come la conservazione dei cetacei, come molte altre questioni che riguardano l’ambiente marino, sia una preoccupazione lontana per molte persone. E, invece, come ha dimostrato Covid-19, la nostra connessione con la natura è una componente chiave del nostro stesso benessere“. Le balene, i delfini, le focene, concludono gli scienziati, “sono visti e apprezzati in tutto il mondo e sono valutati come senzienti, specie intelligenti, sociali e stimolanti: non dovremmo negare alle generazioni future l’opportunità di conoscerli e vivere con loro. Sono anche sentinelle della salute dei nostri mari, dei nostri oceani e, in alcuni casi, dei i principali sistemi fluviali; il ruolo dei cetacei nel mantenimento degli ecosistemi acquatici, fondamentali per la nostra sopravvivenza oltre che per la loro, sta diventando sempre più chiaro”.

Il pinguino brasiliano

Non è un cetaceo, ma quanto è accaduto nei giorni scorsi al pinguino brasiliano è significativo di quanto spiegano gli esperti di cetacei nella loro lettera aperta. Sono stati gli studiosi dell’Istituto brasiliano Argonauta per la conservazione costiera e marina ad accertare che il povero pinguino, razza Magellano, è morto per l’ingestione di una mascherina anti-Covid ritrovata nel suo stomaco. Solamente uno delle migliaia di casi simili che si stanno verificando a seguito dell’abbandono irresponsabile nell’ambiente dei dispositivi di sicurezza come mascherine e guanti, a riprova di quanto Covid-19 stia ulteriormente peggiorando la situazione dell’inquinamento, da plastica soprattutto (invece che averci insegnato la lezione).

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