È circondato da una delle risaie considerate tra le più belle del mondo e ha fatto dello zero waste una vera e propria filosofia collettiva di vita. Se state pensando a un viaggio in Giappone, una tappa imperdibile è quella a Kamikatsu, villaggio nascosto tra le montagne boscose dello Shikoku, quarta isola per grandezza del Paese, diventato negli ultimi anni una vera e propria icona di sviluppo sostenibile.
Una raccolta differenziata da record
Tra le particolarità che contraddistinguono l’organizzazione del villaggio giapponese c’è l’approccio comunitario: la filosofia “zero rifiuti” è, infatti, condivisa dall’intera popolazione residente, che ne ha fatto poi anche motivo di attrazione turistica. Un esempio è la raccolta differenziata: in un’apposita isola ecologica – lo Zero Waste Center, struttura costruita in legno di cedro tra i boschi a forma di grande punto interrogativo, con oltre 700 finestre tutte diverse e di recupero – i rifiuti vengono divisi in ben 34 categorie mentre per quelli organici si procede alla trasformazione in compost. Sono gli stessi cittadini a farlo, recandosi al centro rifiuti e provvedendo ciascuno allo smistamento. Con questo sistema, già nel 2019 Kamikatsu era arrivata a riciclare l’80% dei propri rifiuti – contro la media nazionale giapponese del 20% – con l’obiettivo fissato nel prossimo futuro al 100% di rifiuti riciclati che la porterebbe a essere la prima cittadina completamente zero waste al mondo.
“Si sta diffondendo la mentalità per cui ‘rifiuti zero’ e sostenibilità fanno parte del processo di illuminazione e del sentirsi felici con sé stessi, la propria comunità e la propria città”, si legge nella celebre guida “Best in travel” di Lonely Planet, che lo scorso anno ha inserito l’isola di Shikoku con Kamikatsu tra le mete di viaggio imperdibili proprio per il suo impegno verso la sostenibilità.
Sharing ed economia circolare
Secondo i principi cardine dello zero waste, nel villaggio giapponese, oltre al riciclaggio, vengono poi adottate una serie di azioni che, a monte, riducono la quantità di rifiuti prodotti attraverso lo scambio di bene e servizi e pratiche produttive più attente e meno impattanti, in un’ottica di economia circolare. È il caso, per esempio, di uno dei prodotti più famosi della zona, la birra, che viene prodotta dal birrificio locale Rise&Win attraverso un processo di riutilizzo della buccia degli yuzu (un agrume asiatico), usata per aromatizzare la bevanda. Basata sulla condivisione è, invece, la messa in circolo di vestiti e oggetti di ogni tipo che non vengono più usati e che i residenti del luogo scambiano attraverso una pratica chiamata kurukuru (in giapponese, “circolo”), una sorta di libero baratto aperto a tutta la città.
Zero waste anche per i turisti
A rendere noto il piccolo villaggio anche fuori dal Giappone è stato, poi, il progetto attraverso il quale Kamikatsu ha fatto del proprio modello civico a zero rifiuti un elemento di attrazione turistica. Con il progetto INOW (letteralmente “andiamo a casa”), i viaggiatori hanno la possibilità di trasformarsi in cittadini locali per due settimane. Questo comporta, ovviamente, dare il proprio contributo alla comunità adottando lo stile di vita locale “zero waste”, prendendo parte ad attività come lo smistamento dei rifiuti, aiutando nei lavori stagionali come la raccolta del tè e frequentando gli spazi pubblici per la comunità e l’hotel zero waste locale, costruito nel “punto” finale del complesso dello Zero Waste Center.