Come tutti ben sappiamo lo stile di vita vegetariano o vegano è sempre stato difficile anche in Italia, specialmente al di fuori di città come Roma o Milano. Ricordo quando ho iniziato con la mia dieta vegetariana nel 2008, a Cagliari c’era solo un ristorante vegano, ma trovare alternative nei ristoranti “normali” non era impossibile. Nei market riuscivamo solo a trovare una piccola gamma di prodotti pronti congelati vegetariani, solo nei market biologici si poteva trovare una scelta più ampia. Col passare degli anni le cose sono cambiate moltissimo, i ristoranti sono aumentati e molte più persone si stanno convertendo a questo stile di vita. Così, quando ho preso la decisione di trasferirmi dall’altra parte del mondo, in Giappone, non mi sarei mai immaginata di tornare indietro nel tempo!
Ovviamente, prima di arrivare in Giappone avevo fatto le mie ricerche, per capire quanto potesse essere difficile una volta arrivata, ma lo shock è stato inevitabile. Il giorno in cui sono arrivata erano le dieci di sera, una volta sistemate le mie cose nella mia stanza, sono andata a fare la spesa con una mia coinquilina giapponese e nonostante il suo aiuto le uniche cose che siamo riuscite a trovare in poco tempo sono state dei cereali, fagioli e ovviamente latte di soia e tofu. Stupidamente non riuscivo ancora a farmi piacere il tofu e non lo ho comprato. Tornata a casa con mio grande sconforto i cereali erano troppo dolci e i fagioli avevano un sapore terribile, per non parlare del natto, tipico piatto giapponese di fagioli fermentati. Lo sconforto è diventato più grande, quando ho realizzato che sarei dovuta andare a fare la spesa da sola. Un incubo vero e proprio, il mio giapponese non era abbastanza buono da farmi capire e chiedere quali prodotti contenessero o no carne, pesce, uova, latte e derivati. Perciò, per il primo periodo ho cucinato dei semplici udon al cavolo cappuccio.
Anche le cose più impensabili possono contenere uova o latte e derivati. Una delle cose più difficili all’inizio del mio soggiorno in Giappone è stato dover rinunciare al pane. Ebbene sì: il pane in Giappone contiene quasi sempre sia uova che latte. Così, per quasi un mese non ho potuto mangiare pane, finché una mia coinquilina vegana non mi ha detto che potevo trovare, in uno dei super market vicini a casa, un solo tipo di pane vegano. Una volta ambientata, sono riuscita a trovare anche altri posti in cui trovare del buon pane, ma certamente non economico.
I prezzi di una vita da vegana in Giappone sono alti. Come si può scoprire facilmente cercando su internet, i prezzi delle verdure e della frutta in Giappone possono apparire estremamente costosi in confronto ai prezzi in Italia. La prima volta che ho visto il prezzo dei pomodori, sono rimasta talmente sconvolta, da non volerli comprare nemmeno morta. Col passare del tempo, ho incominciato a capire il motivo di prezzi così alti. Non importa quale verdura tu compri, se non scontata, sarà sempre buonissima e di alta qualità. Per esempio: le carote e le fragole giapponesi, seppur non biologiche, sono tra le più buone che io abbia mai mangiato.
Per concludere, se venite in Giappone per svago, non dovete preoccuparvi più di tanto. Mi è stato detto che a Tokyo i ristoranti vegani non mancano e, probabilmente, potrebbe essere anche più facile trovare prodotti pronti al supermercato. Se, invece, volete visitare città come Osaka o Kyoto, armatevi di internet e google maps per trovare un bel posto per mangiare! Il problema maggiore si presenta una volta che si decide di vivere qui e trovare un modo di bilanciare i prezzi e voglia di cucinare tutti i giorni.