Britta Jaschinski è una fotografa tedesca che da anni si occupa di mostrare gli effetti del commercio illegale di animali dovuto al bracconacggio. Quest’anno un suo scatto ha vinto nella categoria “fotogiornalismo” uno dei più importanti concorsi fotografici al mondo sulla natura, il Wildlife Photographer of the Year indetto dal Museo di Storia Naturale di Londra. Il suo scatto è insieme una denuncia ma anche una speranza, un’immagine che mostra come l’uomo e la tecnologia possano riparare – in parte – ai danni che la nostra stessa specie genera.
L’immagine mostra l’utilizzo da parte di un investigatore della polizia metropolitana di Londra di una nuova polvere magnetica che consente agli esperti di ottenere impronte digitali dall’avorio fino a 28 giorni dopo che è stato toccato. Ciò aumenta le possibilità di identificare i soggetti coinvolti nel commercio illegale, cosa difficilissima a causa della natura stessa del materiale, molto poroso. Difficilissimo quindi, dopo l’eventuale sequestro della merce riuscire a risalire ai bracconieri.
Come spiega lo stesso Museo di Storia Naturale, questa immagine racconta di un successo, una speranza e anche una forte nuova forma di deterrenza per i crimini contro gli animali. Intanto l’International Fund for Animal Welfare ha realizzato kit speciali per le forze di frontiera per l’uso di questa polvere magnetica. Hanno distribuito i kit a più di 200 forze di 40 paesi in Africa e Asia, per essere impiegati nei casi di traffico di avorio, artigli di tigre e corni di rinoceronte e squame di pangolino. Il metodo è apprezzato per la sua semplicità e la sua efficacia, nel caso in cui non si possa fare ricorso alle analisi del DNAd attualmente ha già portato a 15 arresti.
La fotografa ha dichiarato alla Humane Society International/Europe con la quale ha collaborato: “Che sia per i trofei o per soddisfare la domanda di avorio, i dati dimostrano che rischiamo di assistere all’estinzione di una delle specie più iconiche entro il 2040ò.Perdere i nostri splendidi elefanti in nome dello sport, del potere e dell’avidità è semplicemente inaccettabile. Individuare le impronte digitali sull’avorio e su altri resti di animali selvatici sequestrati è una tecnica importante nell’analisi forense che alimenta la speranza di arrestare e persino smantellare intere filiere commerciali. Se non riusciamo a salvare le specie più carismatiche, che speranze ci sono per le altre?”.
L’editor, scrittore e giudice del concorso Roz Kidman Cox ha affermato “Questa è una foto che unisce arte, scienza, criminalità e giornalismo. La composizione è impostata con precisione per raccontare una storia che viene immediatamente compresa. È illuminata alla perfezione, con le impronte digitali nitide, e c’è cura nel modo in cui la zanna è esposta, come un oggetto di grande valore e intensità”.
Qui potete vedere anche tutti gli altri scatti che hanno partecipato e vinto il concorso.
Immagine tratta dal sito del premio fotografico Wildlife Photographer of the Year 2024