Durante la puntata di Porta a Porta andata in onda il 13 settembre scorso e che ha visto protagonisti fra gli altri il dottor Giorgio Calabrese e la dottoressa Luciana Baroni (presidentessa della Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana), è stato affrontato l’argomento della differenza fra scelta vegetariana e vegana rispetto alla necessità di integratori di vitamina B12. Ricordiamo, prima di tutto, che cosa è la vitamina B12: un nutriente essenziale per l’organismo di tutti gli animali, uomo compreso, perché indispensabile per la sintesi degli acidi nucleici e il metabolismo di proteine e lipidi. In natura viene prodotta esclusivamente da alcuni microrganismi, principalmente i batteri del terreno, mentre nessun animale è in grado di produrla. Le sue fonti dietetiche sono rappresentate da cibi animali (grazie agli integratori che oggi vengono somministrati agli animali di allevamento) e dai cibi vegetali addizionati. Nessun cibo vegetale che non sia addizionato rappresenta, quindi, una fonte affidabile di vitamina B12 perché le piante non producono questa vitamina.
La posizione di Calabrese e Baroni
Durante il suo intervento (qui la puntata intera, il dibattito si trova dal minuto 31.32 fino a 35.50), il nutrizionista Giorgio Calabrese ha spiegato che i vegetariani non necessitano di integratori: “Nel vegetariano ovo-latteo esistono delle sostanze di origine animale, e io sono d’accordo con questa scelta, ma la scelta vegana non è la stessa cosa perché c’è bisogno di integrazione, non sono la stessa cosa, perché nell’uovo c’è la vitamina D, la vitamina B12, c’è una grande differenza”. Calabrese, quindi, sostiene che nella scelta vegetariana non ci sono carenze soprattutto per la Vitamina B12. La dottoressa Baroni spiega in trasmissione che non esiste una differenza “sostanziale” poiché la frazione di assorbimento della vitamina B12, per esempio dalle uova citate da Calabrese, “é inferiore al 9%”.
La posizione ufficiale della Società Italiana di Nutrizione Umana sulla vitamina B12
Nel documento pubblicato nel 2015 dalla SINU dedicato alle scelte vegetariana e vegana, il capitolo dedicato alla vitamina B12 è molto chiaro:
L’inclusione di alimenti animali (latte, uova e derivati) nella dieta Latto Ovo Vegetariana non è generalmente in grado di mantenere un adeguato stato nutrizionale della B12 […] Si raccomanda di includere nelle diete, sia VEG sia LOV, adeguate quantità di vitamina B12 metabolicamente utilizzabile, attraverso alimenti e/o integratori in forma cristallina di derivazione batterica
La posizione ufficiale della Società Italiana di Nutrizione Umana sul ferro
Anche il ferro è stato al centro del dibattito televisivo fra Calabrese e Baroni: anche in questo caso la documentazione ufficiale SINU mette alcuni paletti molto chiari
Le diete Latto Ovo Vegetariane e Vegane hanno spesso un contenuto di ferro simile o superiore a quello delle diete omnivore. Nel modello alimentare italiano più della metà (58,3%) del contributo all’assunzione del ferro è dato da alimenti di origine vegetale (cereali, verdure, frutta, patate e tuberi). La biodisponibilità del ferro degli alimenti vegetali (ferro non-eme) è minore rispetto a quella del ferro delle carni (ferro eme). L’assorbimento del ferro in una dieta omnivora è stimato intorno al 14-18% e in una dieta vegetariana intorno al 5-12%. Nella popolazione vegetariana un adeguato assorbimento del ferro non-eme può essere raggiunto con procedure che aumentino la sua biodisponibilità. Diversi dati in letteratura riportano inoltre che l’assorbimento del ferro in diete con bassa biodisponibilità aumenta nel lungo termine e che la prevalenza dell’anemia ferropriva è simile nei vegetariani e negli OMN.
Per quanto riguarda l’assorbimento del ferro sempre il documento SINU mette in evidenza alcuni consigli per aumentarlo:
1) consumo di frutta e verdura ricche di vitamina C, insieme ad alimenti ricchi di ferro;
2) modalità di preparazione degli alimenti (macinazione, ammollo e germinazione di cereali e legumi, lievitazione acida del pane) che diminuiscano il contenuto di acido fitico (un potente chelante del ferro) tramite l’attivazione di fitasi endogene;
3) consumo di alimenti fortificati (ad esempio, cereali per la prima colazione);
4) integrazione con ferro solo in situazioni ben definite e dopo la valutazione dello stato nutrizionale del ferro.